2013-06-14 15:42:54

Sinodo della Chiesa caldea. Mons. Warduni: abbiamo bisogno di pace e riconciliazione


Si è tenuto nei giorni scorsi a Baghdad il primo Sinodo della Chiesa caldea presieduto dal nuovo Patriarca, Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako. All’attenzione dei 14 vescovi partecipanti molti temi tra cui la riorganizzazione amministrativa della Chiesa stessa, il rapporto con le altre appartenenze religiose, la mancanza di lavoro e di sicurezza in Iraq. Al termine dei lavori, il Patriarca ha invitato tutti gli esponenti religiosi e politici ad un ricevimento quale momento simbolico di pacificazione nazionale. Sull’esperienza vissuta durante il Sinodo sentiamo, al microfono di Adriana Masotti, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad: RealAudioMP3

R. - E' stato un momento felice e pieno di gioia, perché da lungo tempo non ci ritrovavamo tutti insieme, come è stato questa volta. E’ stato un momento di dialogo sincero e aperto, con tanta libertà. L’obiettivo era il bene della Chiesa e la Chiesa caldea ha veramente bisogno perché ha sofferto veramente tanto, tanto, tanto.

D. - I vescovi caldei, tra l’altro, hanno auspicato anche la ripresa del cammino ecumenico tra tutte le Chiese presenti in Iraq. Su questo punto cosa è emerso?

R. - Certamente è un argomento molto caro a tutti quanti. Dobbiamo essere aperti a tutti e in dialogo con tutte le Chiese e poi con le altre comunità cristiane. Noi abbiamo voluto insistere specialmente sul rapporto con la Chiesa antica, quella dell’Oriente: questo perché noi abbiamo la stessa liturgia, la stessa lingua, le stesse tradizioni. Ma è importante anche il dialogo con le altre religioni, come l’islam che rappresenta la maggioranza assoluta in Iraq. E’ questo dialogo e questa unità che noi aspettiamo, auspichiamo e cerchiamo di vivere come possiamo.

D. - Durante i lavori del Sinodo si è parlato anche dell’emergenza lavoro e della diaspora dei cristiani iracheni. Due problemi legati, in qualche modo…

R. - Penso che in tutto il Medio Oriente, ma in modo speciale da noi, c’è mancanza di sicurezza e poi mancanza del lavoro. Molti dicono: chi garantisce la nostra vita, la vita dei nostri figli, il loro futuro, il loro lavoro? Ciascuno di noi ha dato quindi il proprio parere, cercando di analizzare questo problema e se fosse possibile fare qualcosa, sia attraverso il nostro governo che attraverso gli altri governi, per cercare di far ritrovare la pace all’Iraq. Poi chiediamo al nostro governo di trovare un lavoro per i nostri figli.

D. - C’è preoccupazione da parte della comunità internazionale per l’Iraq che non è ancora pacificato. So che al termine del Sinodo, il Patriarca ha invitato a un ricevimento tutti gli esponenti politici e religiosi del Paese, come simbolo di riconciliazione…

R. - Certo: è stato alla fine del Sinodo e i capi delle comunità e delle Chiese orientali irachene erano tutti presenti. E' stata una cosa positiva, molto positiva e speriamo che le cose andranno avanti per la pace dell'Iraq e per il bene degli iracheni. Noi diciamo a tutti quanti di pregare per la pace, come facciamo ormai da tanti anni, e invitiamo specialmente le altre nazioni a non vendere le armi: così facendo mettiamo benzina sul fuoco! Perciò dobbiamo avere una coscienza retta per poter fare il bene di tutti.







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