Il card. Tauran a Londra: la religione, se violenta, non è religione. Ribadito impegno
per la pace
“Le religioni sono causa di amore, unità e pace, e se una religione insegna il contrario,
allora non è una religione”: lo ha detto il cardinale Jean-Louis Tauran, ieri mattina
a Londra, incontrando la comunità giainista locale. Dal 12 giugno, infatti, il presidente
del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso si trova nel Regno Unito dove
rimarrà fino a domani. Scopo della visita ufficiale è quello di “affermare e rafforzare
le buone relazioni interreligiose in questo Paese” e “dimostrare che l’amicizia tra
le religioni è di per sé un presupposto per la costruzione della pace”. In particolare,
nell’incontro svoltosi ieri mattina, il porporato si è soffermato sul tema “Cattolici
e giainisti - La pratica della non-violenza come contributo alla pace”, ed ha detto:
“In un’epoca in cui la violenza, in varie e molteplici forme, è divenuta la preoccupazione
maggiore di molte parti del mondo perché disturba la pace nelle famiglie, nelle comunità
e nell’intera società”, la pratica della non-violenza diventa “un imperativo sia per
i cattolici che per i giainisti”, considerato che entrambi “danno la priorità ad una
vita di amore e di rifiuto della violenza”. Quindi, il card. Tauran ha messo in luce
il fatto che, sebbene “non-violenza suoni, etimologicamente, come negativo, tuttavia
in senso positivo essa significa compassione ed amicizia nei confronti di tutti gli
esseri viventi”. Tutto questo, ha sottolineato il presidente del dicastero vaticano,
implica che “credenti e uomini di buona volontà onorino la dignità di ogni essere
umano e che, al di là delle differenze dovute alla religione o ad altri fattori, si
riconosca la responsabilità di appartenere tutti ad una più ampia famiglia umana per
contribuire, personalmente e collettivamente, alla sviluppo integrale di ciascuno
nell’amore, nella giustizia, nella libertà ed in armonia, a favore della pace e della
prosperità del mondo”. Quanto al “fondamentalismo crescente ed alle tensioni interreligiose
che si verificano in diverse parti del mondo contemporaneo”, il porporato ha ribadito
che una religione, se è violenta, non può definirsi religione. Infine, il porporato
ha ricordato grandi esempi di non-violenza, come il Mahatma Gandhi e Martin Luther
King, ed ha citato le parole di due Pontefici: Paolo VI che nel ’78 disse “No alla
violenza, sì alla pace”, e Benedetto XVI che all’Angelus del 18 febbraio 2007 ha esortato
i fedeli a contrastare la violenza con “un di più di amore, un di più di bontà”, che
“viene da Dio e che è la sua misericordia”.
Altro momento di grande rilevanza
è stato l’evento interreligioso svoltosi giovedì sera nella Westminster Cathedral
Hall, alla presenza, tra gli altri, del nunzio apostolico nel Regno Unito, l’arcivescovo
Antonio Mennini, dei vescovi locali e di alcuni esponenti di nove diverse religioni:
oltre al cristianesimo, erano rappresentate le religioni bahai, buddista, gianista,
sikh, islamica, ebraica e zoroastrica. “Come possiamo essere, concretamente, messaggeri
ed artigiani della pace?”: ha chiesto il card. Tauran, in apertura del suo discorso,
sul tema “Insieme in preghiera per la pace”. La risposta, ha continuato il porporato,
presuppone che sia necessario “prima di tutto vivere genuinamente la propria fede,
qualunque sia la religione a cui si appartiene”. Questo perché “una vita di fede vissuta
autenticamente non può mancare di portare frutti di pace e di fratellanza, perché
nessuna religione insegna il contrario”. Il porporato non ha certo negato l’esistenza,
attualmente, di “certi elementi fondamentalisti e fanatici che cercano di istigare
l’intolleranza e la violenza contro chi non condivide il loro credo, in nome della
religione”. Tuttavia – ha notato il card. Tauran – “questi elementi sono una minoranza”.
Di qui, l’appello lanciato alla “cooperazione interreligiosa” così da promuovere “il
rispetto, la comprensione reciproca e la cooperazione per la causa della pace”. La
riflessione del presidente del dicastero vaticano è andata, poi, all’importante ruolo
ricoperto dai leader religiosi: “Abbiamo la grande responsabilità morale di ispirare
i nostri fedeli con l’esempio della nostra vita personale, vivendo in dialogo, in
amicizia, in pace con tutti, compresi coloro che hanno una fede diversa dalla nostra”.
Allo stesso tempo, ha continuato il card. Tauran, è necessario “dissuadere, con gentilezza
e comprensione, coloro che cercano di creare discordie e divisioni, destabilizzando
la pace e la tranquillità nella società”. Infine, il porporato ha richiamato il magistero
pontificio sul tema della pace: dal “dialogo dell’amicizia” così spesso citato da
Papa Francesco, alla preghiera come autentica relazione con Dio e con gli altri, definita
da Benedetto XVI “un contributo positivo alla pace”, allo “spirito di Assisi” lanciato
da Giovanni Paolo II, ideatore degli Incontri internazionali di preghiera per la pace,
svoltisi per molti anni nella città umbra. Al termine dell’evento, tutti i partecipanti
all’evento interreligioso hanno preso un solenne impegno per la promozione della pace.
Oggi, il card. Tauran si recherà a Birmingham dove incontrerà la comunità Sikh. (A
cura di Isabella Piro)