Congresso Mondiale di Oncologia: la centralità del paziente negli ospedali cattolici
La centralità del paziente come cura di sostegno essenziale, capace di ridonare serenità
in un momento di grande sofferenza. E' l'esperienza portata dagli ospedali cattolici
al Congresso mondiale di Oncologia, svoltosi nei giorni scorsi a Chicago. Evento che
ha riunito oltre 30mila espertti provenienti dai cinque continenti. Tra questi il
dott. Evaristo Maiello, responsabile del reparto di Oncologia dell'Ospedale
"Casa Sollievo della Sofferenza" di San Giovanni Rotondo. Una struttura complessa,
di altissima specializzazione, ma che negli anni ha confermato l'impegno alla centralità
del paziente. Il nostro inviato negli Stati Uniti, Salvatore Sabatino, lo ha
intervistato:
R. - Questo
è l’appuntamento annuale più importante per noi oncologi, perché qui ci sono tutte
le novità, tutti i miglioramenti che di anno in anno si presentano e convergono in
questa occasione. Tutti i migliori studi vengono presentati in questo congresso che
ci offre l’opportunità di interloquire con le aziende farmaceutiche per poter ottenere
la sperimentazione di nuovi farmaci e quindi portare, per i nostri pazienti, sul territorio
nazionale e in particolare nel Sud, nella nostra istituzione, nuovi protocolli per
poter essere quindi all’avanguardia nel trattamento dei pazienti stessi.
D.
- Dagli studi che sono stati presentati qui all’Asco a Chicago, l’Italia ne esce abbastanza
bene con risultati buoni per quanto riguarda la mortalità e le cure, ma non benissimo
per quanto riguarda la prevenzione. Questo è un problema che riguarda soprattutto
il Sud, perché prevenzione vuol dire ovviamente anche risorse economiche importanti
da investire.
R. – Si, questo è ancora un aspetto che deve essere colmato.
Il Sud purtroppo vive ancora di una grossa differenza, un grosso gap rispetto al Nord
per quanto riguarda la prevenzione. In Puglia si stanno adeguando: è già partita la
prevenzione per il tumore alla mammella, mentre stenta ancora a muoversi completamente
quella del colon, però sicuramente siamo in una fase di miglioramento. Ma, anche qui,
purtroppo servono risorse e questo è un momento nel quale le risorse sono un po’ scarse
dovunque. Però, questa è sicuramente l’unica arma e una delle principali armi per
poter ridurre questa piaga. Il tumore della mammella ha visto un notevole miglioramento
dei risultati e delle possibilità di guarigione negli ultimi ventenni, legato proprio
alla possibilità di poter avere efficaci screening e soprattutto efficaci terapie
nella fase dopo l’intervento. I trattamenti adiuvanti e screening hanno rappresentato
la chiave vincente per poter raggiungere obbiettivi prima insperati.
D. – “Casa
sollievo della sofferenza”, lo vogliamo ricordare, è l’ospedale che ha fortemente
voluto padre Pio. Ricordiamo tutti le immagini dell’inaugurazione. È una struttura
che oggi è un’Irccs che ha moltissime strutture importanti e, tra queste, l’oncologia
è sicuramente una delle punte di diamante…
R. - L’istituzione fortemente voluta
da padre Pio, tiene ben presente questa volontà del santo fondatore. In quest’ottica,
l’oncologia rappresenta una delle specialità più complete. Da noi, a San Giovanni
Rotondo, è possibile trovare tutto il percorso oncologico, un percorso completo durante
il quale il paziente viene accompagnato da tutti gli attori che partecipano alla sua
storia clinica. Per quanto riguarda l’oncologia, abbiamo un reparto di 50 posti letto;
abbiamo la possibilità di poter avere numerosi studi clinici per tutte la patologie,
principalmente per la mammella e per i tumori gastroenterici, che sono quelli più
rappresentati. Al momento, abbiamo oltre 50 studi clinici aperti e quindi questo ci
consente di poter essere all’avanguardia e di poter offrire al paziente non solo assistenza
dovuta, ma anche la possibilità di nuovi approcci terapeutici, di nuove strategie
terapeutiche di nuovi farmaci.
D. - È una struttura, nel suo complesso, che
ha mantenuto fede a quello che è l’impegno di padre Pio, cioè il paziente al centro,
l’attenzione nei confronti del paziente. Un reparto come quello dell’oncologia ovviamente
accoglie i pazienti in un momento molto particolare. So che voi fate molta attenzione
anche al lato umano, oltre ovviamente a quello della cura.
R. - Questa è un’attenzione
che viene rivolta da tutto il personale di qualsiasi genere, e questo ci viene anche
accreditato dai pazienti che lo apprezzano e si sentono molto tutelati. “La centralità
del paziente oncologico”, come sarebbe stata richiesta da padre Pio, è sicuramente
ben conservata.
D. - Padre Pio non aveva un carattere facile, era ruvido ed
era molto duro con gli operatori sanitari. Oggi, se ci fosse sarebbe contento di voi?
R.
- Lui chiederebbe ancora di più. Probabilmente cercheremmo di dare ancora di più.