Bangladesh: per i sindacati del tessile le nuove tutele per i lavoratori sono inadeguate
In Bangladesh i sindacati bocciano le modifiche alla legge che regolamenta l’impiego
nelle fabbriche di abbigliamento. Le associazioni dei lavoratori – riferisce l’agenzia
Misna – le considerano inadeguate a migliorare condizioni di lavoro e benefici economici.
Gli emendamenti in discussione sono stati sollecitati dal disastro di aprile a Dhaka,
in cui, per il crollo di un edificio in parte occupato da aziende del settore, sono
morti 1.129 lavoratori. L’incidente è stato il peggiore del genere nella storia del
Bangladesh, la cui economia è fortemente dipendente dall’industria tessile che introduce
nel Paese molta valuta straniera. Un’industria che conta tre milioni di addetti, ma
in cui i lavoratori hanno avuto finora poche tutele, a partire da quelle sindacali,
dato che la nascita di rappresentanze dei lavoratori non soltanto è ostacolata dal
governo, ma anche sottoposta al veto dei proprietari delle manifatture. Una situazione
che sembrava andare verso una liberalizzazione, ma che negli emendamenti in discussione
alla legge prefigurava la nascita di comitati di partecipazione guidati dai datori
di lavoro. Un provvedimento definito “vergognoso” dal leader sindacale, Wajedul Islam.
“Come sindacati nazionali del settore – ha specificato – abbiamo chiesto al governo
e al parlamento di procedere con le modifiche necessarie per portare le leggi sul
lavoro al livello internazionale”. Sotto accusa anche il doppio standard di trattamento
nei confronti dei lavoratori del tessile, dell’abbigliamento e degli accessori, con
la distinzione tra chi è impiegato in aziende che producono per il mercato interno
e quelle la cui produzione è destinata all’esportazione. (E. B.)