2013-06-13 12:31:27

Lotta alla fame: una sfida vinta da 38 Paesi


Dalla Repubblica Dominicana all’Angola: sono 38, per lo più latinoamericani e africani, i Paesi che hanno vinto con due anni di anticipo la cosiddetta “Sfida fame zero” lanciata lo scorso anno dal segretario generale del Palazzo di Vetro, Ban Ki-moon. Un programma che include obiettivi come evitare ritardi nella crescita dei bambini, garantire la sostenibilità del sistema alimentare, evitare lo spreco di viveri e aumentarne la produzione. “Questi Paesi stanno aprendo la strada verso un futuro migliore. Sono la prova che, con una forte volontà politica, con coordinamento e cooperazione è possibile ottenere riduzioni rapide e durature della fame” ha detto il direttore generale della Fao (organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione), il brasiliano José Graziano da Silva. I Paesi con cui la Fao si è congratulata sono quelli che hanno raggiunto con due anni di anticipo il primo degli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Mdg) in scadenza nel 2015, quello di dimezzare la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e che soffrono la fame. Fra questi, Brasile, Cile, Repubblica Dominicana, Honduras, Panamá, Uruguay, Algeria, Angola, Camerun, Malawi, Niger, Nigeria, Togo, Cambogia, Fiji, Maldive e Indonesia. A questi se ne aggiungono altri 18 che, inoltre, hanno anche rispettato quanto previsto dal Vertice mondiale sull’alimentazione, ovvero dimezzare il numero delle persone denutrite dal 1996. Fra questi, Gibuti, Ghana, Sao Tomé e Príncipe, Cuba, Guyana, Nicaragua, Perú, San Vincent e le Grenadine, Venezuela, Turkmenistan, Thailandia e Vietnam. Graziano da Silva ha ricordato che “a livello mondiale la fame si è ridotta nell’ultimo decennio, ma 870 milioni di persone sono ancora denutrite e altri milioni di esseri umani ne soffrono le conseguenze”. In questo contesto, la Fao ritiene che l’agricoltura possa e debba giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla fame: oltre il 70% dei poveri nel mondo vive nelle zone rurali e aumentare la produttività agricola comporterebbe un maggiore e diretto accesso al cibo. (R.P.)







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