Siria: i cristiani tornano ad al-Qusayr: uniti ai musulmani per la riconciliazione
Fuggiti nei villaggi limitrofi e nella capitale Damasco, i cristiani di al-Qusair
ritornano nelle loro abitazioni dopo quasi due anni. Molti hanno perso tutto, altri
hanno già iniziato a togliere le macerie dalle stanze, ricostruire i tetti, riportando
alla vita una città che negli ultimi mesi aveva perso oltre il 90% della sua popolazione
passando da 30mila abitanti a 500. Fonti dell'agenzia AsiaNews spiegano che nel 2011
oltre 3mila cristiani hanno abbandonato la città rifugiandosi da parenti e amici.
In questi mesi gli unici abitanti non musulmani erano due anziani cattolici, marito
e moglie. "La coppia - affermano - non sapeva dove fuggire. L'unica figlia è una religiosa
melchita, che risiede all'estero. Essi sono stati aiutati dai loro vicini musulmani".
Le notizie comparse sui media descrivono la Siria come un luogo devastato dal conflitto
fra sciiti e sunniti che ha colpito anche i cristiani. Tuttavia, per le fonti il Paese
è stato devastato da forze esterne, che hanno sfruttato l'instabilità e le rivolte
pacifiche iniziate nel 2011 per portare avanti le loro agende politiche e ideologiche.
Esse sono culminate con l'intervento di Hezbollah, movimento paramilitare sciita libanese,
a fianco dell'esercito siriano. Situata al confine con il Libano, al-Qusair è stata
una delle prime città a organizzare manifestazioni pro-democrazia contro il regime
di Assad e in seguito a costituire un comitato cittadino per evitare lo scontro fra
fazioni religiose. "Tali comitati - continuano le fonti di AsiaNews - hanno salvato
diversi villaggi e città, preservandole dall'ondata di estremismo islamico che sta
distruggendo in questi mesi Aleppo e altri centri del Paese". "Ad al-Qusair - spiegano
- chiese e moschee sono state costruite l'una accanto all'altra". Un esempio è il
santuario di S. Elia, profanato di recente dagli islamisti stranieri, dopo essere
sopravvissuto allo scontro armato fra ribelli locali ed esercito, che hanno sempre
avuto rispetto degli edifici di culto. Lo scempio compiuto dalle milizie di al-Nousra,
che ha fra i suoi ranghi combattenti di 15 nazioni diverse, ha suscitato l'ira della
popolazione. Intervistato da Reuters, Osama Hassan, impiegato statale musulmano afferma:
"Per me è stato 'un grande shock' vedere profanato il santuario di S. Elia. Noi musulmani
consideriamo le chiese un luogo sacro di cui bisogna avere rispetto". Hassan racconta
che i ribelli hanno fatto saltare in aria anche il minareto della vicina moschea.
Per gli abitanti sono i guerriglieri islamisti ad aver fomentato le differenze settarie
fra la popolazione, composta da musulmani, sunniti e sciiti, e cristiani. Un residente
sunnita afferma che anche il cimitero parla di questa condivisione e rispetto reciproco:
"Le tombe di cristiani e musulmani sono situate le une di fronte alle altre. Noi siamo
sempre stati uniti". (R.P.)