Pare che entro l'estate
verrà lanciata in Grecia una nuova radiotelevisione pubblica sulle ceneri di ERT.
Parola di Simos Kedikoglu, portavoce del governo, lo stesso che ieri ha annunciato
la chiusura di ERT. Mentre la Commissione Ue fa sapere di tirarsi fuori da ogni ipotesi
di responsabilità in questa decisione, i principali sindacati del paese hanno convocato
uno sciopero di protesta di 24 ore. "Per noi è stata una vera sorpresa - racconta
il corrispondente a Roma, Dimitri Deliolanes - che ci è caduta sulla testa. Il
settore pubblico in Grecia è un vero caos e, se si parla di sprechi nella gestione
dell'emittente, questi vanno ricondotti ad una negligenza nell'attività di sorveglianza
ed indirizzo da parte del governo. C'è peraltro da dire che ERT chiude in attivo,
questo è un po' un paradosso. Al nuovo progetto io non credo molto - aggiunge
il giornalista - perché la Troika non lo lascerà andare avanti. E comunque, anche
se dovesse andare in porto, non avrebbe nulla a che vedere con un servizio pubblico.
E' un vero colpo alla democrazia. Dietro c'è un brutto gioco politico. E oggi è un
po' difficile parlare di ricollocazione professionale". Giuseppe Richeri, ordinario
di Politica ed Economia delle Comunicazioni all'Università della Svizzera italiana,
commenta: "Io voglio essere ottimista e vedere dietro questa decisione anche la preoccupazione
del governo di ricostruire un servizio in forme più dinamiche e snelle, più in corrispondenza
dei grandi cambiamenti che stanno avvenendo nel campo dei media, meno ridondante,
meno elefantiaco e meno costoso. Del resto questo è un problema comune a tutti
i paesi. La vera questione in generale è: come trasformare la televisione di servizio
pubblico in un servizio pubblico dei media?". (a cura di Antonella Palermo)