All'udienza generale un gruppo di rabbini. Abraham Skorka racconta la sua amicizia
col Papa
Tra i presenti all’udienza generale, anche un gruppo di ebrei e cristiani che in questi
giorni partecipano, a Castel Gandolfo, a un incontro per l’approfondimento della dimensione
spirituale del dialogo, organizzato dal Movimento dei Focolari. Tra loro, anche il
rabbino Abraham Skorka, responsabile del Seminario rabbinico latinoamericano
di Buenos Aires. Adriana Masotti gli ha chiesto di raccontare qualcosa sull’amicizia
che lo lega a Papa Francesco, un’amicizia nata fin da quando il Pontefice era arcivescovo
della capitale argentina:
R. – Es una
amistad muy fuerte... E’ un’amicizia molto forte, è un’amicizia molto sincera,
è un’amicizia dove, a livello personale, si vuole dare insieme, offrire un messaggio
per la comunità di Buenos Aires e, in ultimo, per l’umanità in generale: un messaggio
di dialogo, un messaggio di ricerca di conoscenza, di elevazione spirituale per il
fatto di camminare insieme. Non è stata una casualità che abbiamo scritto un libro
di dialogo insieme, né è stata una casualità che abbiamo registrato 30 programmi per
il canale dell’arcivescovato. E’ stata la conseguenza di un avvicinamento dell’uno
nei confronti dell’altro: è stata la conseguenza del profondo impegno che abbiamo
nei confronti dei valori biblici, nei confronti delle parole dei nostri profeti -
e dico “nostri”: i profeti ebraici, i profeti comuni. Tutto questo, tenendo ben presente
che i sentimenti perdono di significato se restano semplicemente nelle parole e nelle
intenzioni, perché la cosa più importante è trasformarli in azione: mostrare che uno
realmente si sia impegnato con l’altro e con il prossimo, ossia con tutti quelli che
ci circondano. Costantemente, quando ci riunivamo e parlavamo di cose personali, immediatamente
sorgeva una domanda: qual è il nostro prossimo progetto? Che cosa possiamo fare per
lasciare un’impronta nella vita? Quelle impronte che non si cancellano, quella che
si dice “un’impronta indelebile”, un’impronta nello spirito, nello spirito della gente.
E’ come se tutto quello che lui dice a livello di valori, in tutte le sue prediche,
in tutti i suoi discorsi ed omelie, siano lezioni per dare corpo a questo desiderio.
Questo è il percorso che facciamo assieme. Io l’ho invitato due volte al tempio della
mia comunità, alla sinagoga, perché ci dia un suo messaggio prima dell’anno nuovo:
l’anno nuovo ebraico. Lui mi ha invitato ad insegnare al seminario che forma i futuri
sacerdoti, e tante altre cose…
D. – Che cosa rappresenta per lei Papa Francesco
per quanto riguarda il dialogo ebraico-cristiano?
R. – Para mi, la figura de
Bergoglio, de mi querido amigo… Per me, la figura di Bergoglio – del mio caro
amico, perché mi ha dimostrato costantemente la sua fedele amicizia – è una sfida:
la sfida è quella di cercare di comprendere più profondamente quel momento storico
del popolo di Israele nel quale, da una parte, emerge il giudaismo rabbinico e, dall’altra
parte, sta emergendo la prima comunità cristiana. Quando si analizzano le fonti talmudiche,
nelle quali appaiono le storie e le circostanze del dialogo tra i saggi di Talmud
e i leader della prima comunità cristiana, possiamo veder presenziare un dialogo molto,
molto speciale. In qualche modo, deve - e io lo sento - ricrearsi con lui questo tipo
di dialogo. Questa è la nostra sfida e questo per rispondere all’enorme momento di
crisi spirituale che l’umanità sta attraversando oggi.