2013-06-11 14:24:15

Brasile: in aumento la violenza contro i popoli indigeni


Aumenta il numero degli indigeni assassinati in Brasile, in larga parte perché difendono le loro terre ancestrali e la sopravvivenza delle loro comunità, aumenta costantemente ormai dal 2002. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, questa è la denuncia del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), organismo della Chiesa cattolica che documenta le violazioni di cui continuano ad essere vittime i nativi nella settima potenza economica mondiale. Secondo i dati del Cimi, fra il 2000 e il 2010 si sono contati 452 indigeni uccisi; fra il 1995 e il 2002 erano stati 167. Un netto aumento dovuto, a detta dell’organismo, all’annoso ritardo del governo nel demarcare, ovvero delimitare e assegnare ufficialmente, i territori dei popoli autoctoni. La denuncia giunge peraltro a ridosso delle dimissioni della direttrice dell’agenzia federale per le questioni indigene, la Funai (Fondazione nazionale dell’indio), Marta Maria do Amaral Azevedo, nel pieno di nuove tensioni fra indigeni e agricoltori nella regione centro-occidentale del paese. All’inizio della scorsa settimana, soldati della forza nazionale di elite sono stati inviati a Sidrolandia, nello Stato del Mato Grosso do Sul, dove centinaia di indigeni del popolo Terena hanno occupato la ‘fazenda’ (latifondo) Burití, rivendicandobe la proprietà perché situata all’interno di un’area delimitata ben 13 anni fa come territorio indigeno dalla stessa Funai. La Funai rischia tra l’altro di essere ancor più delegittimata da un progetto di riforma costituzionale promosso dai ‘ruralistas’, i rappresentanti dei grandi produttori agricoli al Congresso. (F.B.)







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