Niger: si è insediato a Niamey il primo vescovo nigerino
Una zucca-calebasse tenuta da due mani, una bibbia aperta e lo sfondo giallo del Sahel.
E’ il simbolo che ha scelto come emblema episcopale mons. Laurent Lompo, nuovo Vescovo
ausiliare di Niamey in Niger. Questo quanto è stato diramato dal padre missionario
Mauro Armanino, che ha inviato all’agenzia Fides la seguente testimonianza sull’insediamento
avvenuto domenica scorsa, di mons. Djalwana Laurent Lompo, vescovo ausiliare di Niamey.
“C'è più gioia a dare che a ricevere” è il motto che ha scelto il nuovo vescovo ausiliare
della diocesi di Niamey. Ha chiesto il dono della semplicità, come appunto la zucca/calebasse
vuole significare. Era alta la tensione e la paura che succedesse qualcosa in questa
festa della Chiesa cattolica del Niger. Gli ultimi attentati di appena una settimana
fa creavano timori non infondati. C'è stato un buon servizio d'ordine attorno e all'interno
del Palazzo dello sport dove si è svolta la cerimonia alla presenza di circa 3.500
fedeli. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides l'arcivescovo di Niamey, Mons. Michel
Cartatéguy ha presieduto la cerimonia alla quale hanno partecipato la maggior parte
dei vescovi del Burkina Faso. In tre ore si è vissuto parte del cammino che la Chiesa
cattolica del Niger ha compiuto in questi 80 anni di esistenza visibile. I canti,
le danze, i simboli e soprattutto il clima di unità hanno trasformato la celebrazione
in un evento di vita per tutti. Persino l'acustica ha funzionato a dovere. Il nuovo
eletto mons. Laurent Lompo è originario della popolazione Gourmanché ed è anche il
primo vescovo nigerino cattolico. La maggior parte del popolo Gurmanché, è diviso
tra Burkina Faso e Niger. Persino alcuni migranti liberiani hanno preso parte alla
festa. L'avvenimento è degno di nota in un Paese come il Niger dove su 19 milioni
circa di persone, i cattolici non sono più di 25mila. I nigerini sono circa 5mila.
Gli altri sono originari dei Paesi limitrofi. La presenza della Chiesa cattolica è
quella della “natte”, cioè della stuoia, una presenza sobria, umile e attenta all'ascolto.
(F.B.)