Annunciata massiccia offensiva del regime siriano ad Aleppo. Intanto nel vicino Libano,
tensione altissima
In Siria, il regime annuncia un’imminente offensiva ad Aleppo, la strategica città
del nord occupata dalla guerriglia un anno fa con una lunga battaglia. E il conflitto
siriano esaspera sempre di più la tensione nel vicino Libano, dove esplodono le profonde
divisioni politiche e religiose fra sciiti e sunniti. A Beirut un manifestante è rimasto
ucciso. Il servizio di Marina Calculli:
Il contagio
della crisi siriana in Libano sfugge sempre più al controllo. Ieri a Beirut si è tenuta
una manifestazione di protesta contro il coinvolgimento di Hezbollah in Siria e un
giovane attivista contrario alla scelta del partito di dio è stato ucciso durante
gli scontri di fronte all’ambasciata iraniana. Sebbene diversi militanti partano per
la Siria dal Libano sia per combattere con la resistenza che con il regime, il sostegno
di Hezbollah al regime siriano è stato ostentato come mai prima nelle ultime settimane,
dopo la battaglia di Qusayr, diventata simbolo di una vittoriosa alleanza militare
tra Asad e Hezbollah. E in Siria, dopo aver conquistato Qusayr, le forze leali a Damasco
si preparano a riprendere Aleppo. A riferirlo è stato un responsabile dei servizi
di sicurezza siriani, secondo cui l’offensiva potrebbe essere lanciata anche nelle
prossime ore. Sembra che il regime si prepari al Ginevra 2, la conferenza di pace
organizzata da Mosca e Washington, per portare sul tavolo delle trattative una serie
di successi militari. William Hague, capo del Foreign Office britannico ieri ha detto
che la situazione sul terreno complica la pace, deplorando inoltre la decisione di
rimandare la conferenza internazionale.
Proprio nella città siriana di
Aleppo, dove sembra imminente l’offensiva del regime, ieri membri di un gruppo islamico
legato ad Al Qaeda hanno ucciso un ragazzo di 15 anni davanti ai suoi genitori, per
un commento giudicato blasfemo. E dalla zona di Qusair, ad ovest della Siria, le Tv
di tutto il mondo mostrano immagini di devastazione soprattutto di chiese e moschee.
“Da almeno un anno –afferma padre Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano
- non si hanno più notizie della comunità cristiana a Qusair”. Benedetta Capelli
lo ha intervistato:00:02:14:06
R. – The problem in Qusayr is not only... Il
problema a Qusair non è solo quello delle Chiese. A Qusayr, tutta la situazione è
tragica, è un disastro: nella zona di guerra molte persone hanno perso la vita e tutti
hanno perso le loro cose, le loro case, tutto. Molti sono potuti fuggire, mentre molti
altri sono rimasti bloccati a Qusair e hanno urgente bisogno di assistenza, di aiuto
e conforto. Dai notiziari di oggi abbiamo saputo che la comunità internazionale intende
chiedere alle parti in conflitto il permesso di far arrivare cibo e generi di conforto,
in modo che la gente non muoia di fame. Ecco, la situazione a Qusayr è una tragedia
totale e aspettiamo di vedere quello che succederà.
D. – Com’è la situazione
dei cristiani in Siria, che in passato vivevano insieme ai musulmani?
R. –
They’re still living together… I cristiani continuano a vivere insieme ai musulmani
e non ci sono problemi per quanto riguarda la convivenza. Non c’è una persecuzione
vera e propria ai danni dei cristiani, ci sono stati diversi episodi di aggressione
da parte di alcuni fanatici: i cristiani sono stati uccisi o rapiti, hanno sequestrato
i vescovi e i sacerdoti. Ma questi sono attacchi da parte di frange estremiste islamiche,
non da parte della popolazione siriana. I siriani vivono insieme, cristiani e musulmani,
il problema sono i fondamentalisti!
D. – E qual è la situazione dei rifugiati
siriani in Libano?
R. – It is a amounting, deteriorating situation... E’
una situazione che sta gravemente peggiorando. I bisogni crescono ogni giorno e le
risorse diminuiscono sempre più. I numeri stanno diventando ingestibili: parliamo
di 2 milioni e 400 mila di rifugiati in Libano! Sono troppi, molti più di quanti ne
possiamo gestire.
D. – Caritas Libano vuole fare un appello?
R. – Yes,
we are launching a third appeal now…Sì: questo è il nostro terzo appello. Ora per
l’emergenza e stiamo cercando di mettere insieme i vari progetti in modo da aiutare
di più.