Usa-Cina: tensioni sulla cyber sicurezza, ok a stop al nucleare in Corea del Nord
Cyber sicurezza, programma nucleare nordcoreano, politiche monetarie e commerciali
e la lotta ai cambiamenti climatici. Questi i temi principali al centro del Vertice
informale tra il presidente Usa Barack Obama e il presidente cinese Xi Jinping, che
si è chiuso ieri sera nel resort californiano di Rancho Mirage. Secondo gli osservatori,
durante la due giorni sono stati pochi i punti di convergenza tra le due superpotenze.
Come testimonia il fatto che l’incontro, seppure non ufficiale, si è concluso senza
dichiarazioni congiunte, tranne che sull’impegno per il clima che ha visto, per la
prima volta, Usa e Cina sottoscrivere un accordo per la riduzione di gas ad effetto
serra. Washington e Pechino in sintonia anche sulla volontà di denuclearizzare la
Corea del Nord. I rapporti restano tesi, invece, sulla questione degli attacchi informatici.
Se il problema della cyber sicurezza non viene affrontato seriamente ci saranno ancora
problemi nelle relazioni, ha detto Obama a Xi Jinping. Per quanto riguarda i cambi,
la Cina sostiene che la sua moneta è vicina alla condizione di equilibrio e non rappresenta
la causa principale degli squilibri commerciali con gli Stati Uniti. (M.G.)
Ma
che cosa significa questo incontro, soprattutto per Pechino? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Valeria Zanier, docente dell’Economia della Cina contemporanea
all’Università Ca’ Foscari di Venezia:
R.
– Sicuramente segna un passo avanti nell'obiettivo della Cina di avere un ruolo a
livello geopolitico globale più consono alla potenza economica che è diventata in
questi ultimi anni. In realtà non è ben chiaro su che cosa si fonderà questo nuovo
accordo tra Cina e Stati Uniti. Sicuramente, però, ci sono le tematiche molto importanti
della sicurezza nucleare internazionale e sappiamo che la questione della Corea del
Nord è un punto caldo già da diversi mesi. In generale possiamo dire che la Cina ha
molto ampliato il raggio delle sue relazioni dirette e, quindi, potrebbe anche essere
un modello di sviluppo alternativo, rispetto a quello degli Stati Uniti, che è stato
vincente fino a poco tempo fa.
D. – Che cosa di concreto potrà venire fuori
da questo incontro?
R. – Probabilmente potrà venire fuori un diverso equilibrio
dei rapporti in alcune istituzioni mondiali come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale.
La Cina si aspetta di avere un ruolo più forte in questa istituzione internazionale,
come anche in altre.
D. – Come faranno Washington e Pechino a superare quelle
diversità ideologiche, che sinora hanno rappresentato un ostacolo insormontabile a
qualsiasi tentativo di dialogo?
R. – Il Partito comunista cinese non ha mai
finora proposto una modernizzazione in chiave democratica, oltretutto ci sono stati
diversi scontri tra le fazioni politiche all’interno del partito stesso e non sembra
adesso il momento ideale per un cambiamento in questo senso.
D. – Per gli Stati
Uniti avvicinarsi alla Cina vuol dire rinunciare a dialoghi più stretti con altre
grandi potenze, come la Russia, i Paesi europei...
R. – Non so se l’avvicinamento
degli Stati Uniti alla Cina debba per forza precludere o modificare le relazioni tra
Stati Uniti ed altri Stati, anche perché credo che ci siano anche altre potenze che
devono modificare il proprio atteggiamento nei confronti della Cina. Credo, quindi,
che questo avvicinamento tra Stati Uniti e Cina possa riflettersi in un cambiamento
anche nelle relazioni bilaterali tra la Cina e altre potenze