Vertice Usa-Cina: cooperare per la stabilità nel mondo
Porre le basi per un “nuovo modello di cooperazione” tra due ''grandi Paesi''. Così
il presidente americano, Barack Obama ed il suo omologo cinese, Xi Jinping, durante
il primo giorno del loro storico summit informale a Palm Springs, in California. Attraverso
le relazioni tra gli Usa e la Cina – hanno detto i due capi di Stato – passa la stabilità
non solo dell'Area del Pacifico, ma di tutto il mondo. Ma che cosa significa questo
incontro, soprattutto per Pechino? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Valeria
Zanier, docente dell’Economia della Cina contemporanea all’Università Ca’ Foscari
di Venezia:
R. – Sicuramente
segna un passo avanti nell'obiettivo della Cina di avere un ruolo a livello geopolitico
globale più consono alla potenza economica che è diventata in questi ultimi anni.
In realtà non è ben chiaro su che cosa si fonderà questo nuovo accordo tra Cina e
Stati Uniti. Sicuramente, però, ci sono le tematiche molto importanti della sicurezza
nucleare internazionale e sappiamo che la questione della Corea del Nord è un punto
caldo già da diversi mesi. In generale possiamo dire che la Cina ha molto ampliato
il raggio delle sue relazioni dirette e, quindi, potrebbe anche essere un modello
di sviluppo alternativo, rispetto a quello degli Stati Uniti, che è stato vincente
fino a poco tempo fa.
D. – Che cosa di concreto potrà venire fuori da questo
incontro?
R. – Probabilmente potrà venire fuori un diverso equilibrio dei rapporti
in alcune istituzioni mondiali come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale.
La Cina si aspetta di avere un ruolo più forte in questa istituzione internazionale,
come anche in altre.
D. – Come faranno Washington e Pechino a superare quelle
diversità ideologiche, che sinora hanno rappresentato un ostacolo insormontabile a
qualsiasi tentativo di dialogo?
R. – Il Partito comunista cinese non ha mai
finora proposto una modernizzazione in chiave democratica, oltretutto ci sono stati
diversi scontri tra le fazioni politiche all’interno del partito stesso e non sembra
adesso il momento ideale per un cambiamento in questo senso.
D. – Per gli Stati
Uniti avvicinarsi alla Cina vuol dire rinunciare a dialoghi più stretti con altre
grandi potenze, come la Russia, i Paesi europei...
R. – Non so se l’avvicinamento
degli Stati Uniti alla Cina debba per forza precludere o modificare le relazioni tra
Stati Uniti ed altri Stati, anche perché credo che ci siano anche altre potenze che
devono modificare il proprio atteggiamento nei confronti della Cina. Credo, quindi,
che questo avvicinamento tra Stati Uniti e Cina possa riflettersi in un cambiamento
anche nelle relazioni bilaterali tra la Cina e altre potenze.