Mons. Vecerrica sulla crisi della Indesit: non si può creare disperazione
Nelle Marche la produzione industriale nel primo trimestre 2013 ha segnato un calo
del 2,8% rispetto a un anno fa. La disoccupazione è aumentata dell’1%. Una situazione
quindi di pesante crisi, con tante imprese in sofferenza, come la Indesit. Ieri i
lavoratori dell’azienda hanno indetto uno sciopero di quattro ore contro il piano
di ristrutturazione che prevede 1.425 esuberi. Già sono arrivate le lettere di licenziamento
ad alcuni dirigenti. Alessandro Guarasci ha sentito il vescovo di Fabriano
Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica:
R. – La persona
umana è in pericolo. Io ho detto: “Non potete fare un piano di drastica riduzione,
senza tener conto delle persone che avete”. Anche perché nel nostro territorio, nelle
aziende – dei Merloni soprattutto e di qualche altra – c’erano il padre, la madre
e i figli. Quindi, d’improvviso, si trovano a perdere il lavoro tutti i componenti
della famiglia. Cadendo in crisi la persona, cade in crisi la famiglia. Non si può
fare un annuncio shock, mettendo in crisi la persona e quindi creando la disperazione.
Sono venuti fuori degli scioperi improvvisati, in cui dominava proprio la disperazione.
D.
– Ma lei sta vedendo, comunque, qualche effetto concreto di questa crisi industriale
sul territorio marchigiano?
R. – Ancora noi non vediamo segni positivi. Ci
sono tentativi da parte di qualche piccola azienda, di poter sopravvivere. La visione
d’insieme, però, è ancora tenebrosa nelle nostre Marche. Il territorio ha dato molto
a queste aziende: il territorio si è messo nelle loro mani, e loro hanno avuto aiuti
da tutte le parti. Adesso non possono dire: “Vi saluto!”
D. – Ma lei teme qualche
effetto negativo sulla tenuta del tessuto sociale? E qualche segnale in questo senso
già c’è?
R. – Il problema è l’indotto, in quanto le grandi aziende possono
avere almeno la cassa integrazione, mentre quelli dell’indotto non possono avere neanche
quella. Per fortuna qui è molto considerata la Chiesa e le strutture di aiuto che
sono qui. Molti sperano nella parola chiara del vescovo.