Siria: Quirico è vivo e sta bene. La Farnesina: fase particolarmente delicata
Domenico Quirico, l’inviato del quotidiano “La Stampa” scomparso in Siria lo scorso
9 aprile, è vivo. L’annuncio è stato dato, via Twitter, dal direttore del quotidiano
torinese Mario Calabresi: “È vivo e oggi ha parlato con la moglie”. “È ancora in Siria
– ha precisato Calabresi - speriamo di riabbracciarlo presto”. “La situazione – ha
spiegato - non è semplice, non è ancora risolta” e “occorre il massimo riserbo”.
“C'è stato un brevissimo contatto – ha confermato il ministro degli Esteri, Emma Bonino
- tra Quirico e la sua famiglia”. “La Farnesina – ha aggiunto - è stata subito avvertita
e seguiamo costantemente e con tutti i nostri mezzi la vicenda”. In una nota, il
ministero degli Esteri parla di “fase particolarmente delicata” facendo appello al
senso di responsabilità degli organi di informazione nel divulgare notizie provenienti
da fonti non verificate e nel mantenere la linea di riserbo necessaria per favorire
l’esito positivo del caso. Il ministero degli Esteri ha ribadito di seguire “con la
massima priorità tutti gli sviluppi della vicenda”. Il giornalista era entrato in
Siria il 6 aprile scorso, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs. Il suo
obiettivo – ricorda “La Stampa” - era “di spingersi all’interno del Paese fino alla
periferia di Damasco, per raccontare ancora una volta la guerra civile siriana”. Nei
giorni scorsi le figlie di Domenico Quirico, Metella ed Eleonora, hanno lanciato un
appello, in un video, tradotto in inglese, francese e arabo e diffuso in Medio Oriente
anche da varie emittenti televisive. Non cessa intanto la violenza in Siria. Si
registrano combattimenti tra oppositori del regime e soldati in varie parti del Paese.
L’Onu ha confermato scontri anche al valico di Quneitra tra Israele e Damasco. E mentre
l'Austria fa sapere che ritirerà i propri caschi blu dalla missione Onu in Golan,
secondo fonti locali, il presidente Bashar al-Assad terrà presto un discorso alla
nazione in cui si congratulerà con il suo esercito per la conquista della città di
Qusayr, dopo 17 giorni di scontri con i ribelli. Sul fronte diplomatico, il ministro
degli Esteri russo, Sergei Lavrov, chiede di non strumentalizzare la questione dell’utilizzo
delle armi chimiche al fine di giustificare un intervento armato internazionale. Il
politico russo ha poi confermato che sarà il ministro degli Esteri siriano, Walid
Muallem, a rappresentare Damasco alla Conferenza internazionale sulla crisi, in programma
il mese prossimo, la cosiddetta ''Ginevra 2''. Sulla situazione in Siria, Antonella
Palermo ha raccolto il commento di Staffan De Mistura, diplomatico e sottosegretario
agli Esteri del governo italiano: R. – La situazione
in Siria è una vera tragedia. In un momento in cui ci siamo detti "mai più Sebrenica",
"mai più Vukovar", "mai più Rwanda", ci troviamo a vedere una comunità internazionale
divisa, che non è in condizioni di trovare una formula per chiudere la crisi. Io sono,
però, moderatamente – perché bisogna essere cauti – ottimista sulla proposta russa-americana,
sostenuta dall’inviato dell’Onu, Brahimi, che guarda alla Conferenza a Ginevra. Queste
conferenze a volte possono deludere, possono durare a lungo, ma è positivo il fatto
che soprattutto Stati Uniti e Russia la sostengano – loro che sono bene o male le
due forti controparti. L’Europa, come abbiamo visto, purtroppo ha dimostrato ancora
una volta di essere divisa. Una Conferenza che speriamo produca effetti se non altro
sul fronte degli aiuti umanitari, perché qui abbiamo un’enorme quantità di persone
che sono toccate dagli effetti secondari di questa guerra. E’ chiaro che qui una soluzione
militare non c’è. E la prova è che ci sono avanzate e ritirate continue. Bisogna lavorare
sulla soluzione politica.