2013-06-06 14:35:02

Pakistan. Rilasciati estremisti che bruciarono il quartiere cristiano


In Pakistan, sono stati rilasciati su cauzione 31 uomini che erano stati arrestati per aver dato alle fiamme nel marzo scorso il quartiere cristiano di Lahore “Joseph Colony. Restano in carcere circa 50 persone, mentre le centinaia che avevano partecipato ai saccheggi rimangono tuttora totalmente impuniti. D’altro canto Sawan Masih – riferisce l’Agenzia Fides – “il fedele cristiano falsamente accusato di aver insultato il Maometto – il caso che fornì il pretesto per scatenare la violenza di massa alla Joseph Colony – sarà invece processato in carcere per blasfemia”. “Si dibatte in questa palese contraddizione – rileva l’agenzia missionaria vaticana - l’eclatante caso giudiziario che per mesi ha occupato l’opinione pubblica in Pakistan, sollevando sdegno e proteste della Chiesa, della società civile, di settori della politica. Sawan Masih fu accusato di blasfemia e, in seguito all’accusa, il 9 marzo scorso una folla di circa tremila musulmani attaccò l’intero quartiere dove questi viveva, bruciando due chiese e circa 178 case di famiglie cristiane. Nei mesi scorsi il governo del Punjab si è impegnato a risarcire le famiglie e a ricostruire le case, ma la questione dell’impunità resta una ferita aperta. “La maggior parte delle persone che furono fermate dopo l'attacco è stata dichiarata innocente dalla polizia e subito rilasciata, per corruzione o per pressioni politiche. Le indagini proseguono e 31 arrestati hanno avuto la libertà su cauzione”, spiega a Fides Naeem Shakir, avvocato cristiano di Lahore. Intanto è stato inoltrato ricorso contro il provvedimento di “libertà provvisoria”, disposto dall’Alta Corte di Lahore. Shakir è nel collegio difensivo di Sawan Masih, che sarà processato in carcere per motivi di sicurezza: si teme infatti una esecuzione extragiudiziale, come avvenuto in molti altri casi di supposta blasfemia in Pakistan. “Masih è del tutto innocente. Il processo è appena agli inizi e avremo la prossima udienza il 12 giugno”, spiega l’avvocato. Il collegio dei difensori ha ritirato la richiesta di libertà su cauzione, a causa delle minacce giunte contro Masih, preferendo che l’uomo resti e sia processato in carcere. “Sono due casi differenti: il primo è basato sulla legge anti-terrorismo, l’altro sulla blasfemia. Ma sono un segno del funzionamento cattivo e discriminatorio del sistema giudiziario in Pakistan”, nota l’avvocato Shakir. Secondo la denuncia registrata, il musulmano Shahid Imran ha sentito Sawan usare un linguaggio dispregiativo su Maometto. Per questo Masih è accusato in base all’articolo 295c del Codice Penale Pakistano (uno degli articoli chiamati “legge di blasfemia”) che prevede anche la pena di morte.







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