Siria, appello del Papa: pace, dialogo e aiuti umanitari, non possiamo tirarci indietro
“Di fronte al perdurare di violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello
alla pace”. Così Papa Francesco incontrando i rappresentanti degli Organismi caritativi
cattolici per la crisi in Siria, ricevuti nel salone della Domus Sanctae Marthae,
in Vaticano. Ricordando l’impegno di Benedetto XVI per il “dialogo e la riconciliazione”,
il Papa ha ribadito la vicinanza alle comunità cristiane “in tutto il Medio Oriente”,
incoraggiando la Comunità internazionale ad aiutare “profughi e rifugiati”. Massimiliano
Menichetti:
Pensiamo
tutti, tutti pensiamo alla Siria, quante sofferenze, quanta povertà, quanto dolore.
E’ Gesù che soffre, che è povero, che è cacciato via dalla sua patria. E’ Gesù. Quello
è un mistero ma è il nostro mistero cristiano. Guardiamo Gesù sofferente negli abitanti
dell’amata Siria. Il cuore di Papa Francesco si è fermato a guardare la popolazione
della Siria, “spesso inerme, che soffre le conseguenze del conflitto”. Ha ricordato
l’impegno di Benedetto XVI affinché “tacciano le armi”, la missione del Cardinale
Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum , in quelle zone e il contribuito
dei Padri Sinodali lo scorso ottobre. Ha ricordato il suo appello, il giorno di Pasqua,
quando ha chiesto la pace «per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto,
e per i numerosi profughi che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato
versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a
trovare una soluzione politica alla crisi?».
"Di fronte al perdurare di
violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello alla pace. Nelle ultime
settimane la comunità internazionale ha ribadito l’intenzione di promuovere iniziative
concrete per avviare un dialogo fruttuoso con lo scopo di mettere fine alla guerra.
Sono tentativi che vanno sostenuti e che si spera possano condurre alla pace".
"La
Chiesa si sente chiamata a dare la testimonianza umile ma concreta ed efficace”, ha
evidenziato.
"Sappiamo che dove qualcuno soffre, Cristo è presente. Non
possiamo tirarci indietro, proprio nelle situazioni di maggiore dolore!".
Guardando
al lavoro degli organismi di carità cattolici impegnati sul terreno il Santo Padre
ha esortato a continuare “con fedeltà la preziosa opera di assistenza umanitaria,
nella Siria e nei Paesi vicini che generosamente ospitano chi fugge dalla guerra”:
"Alla
Comunità internazionale, accanto alla ricerca di una soluzione negoziale del conflitto,
chiedo di favorire l’aiuto umanitario per i profughi e i rifugiati siriani, mirando
in primo luogo al bene della persona e alla tutela della sua dignità".
“Per
la Santa Sede - ha detto il Papa - l’opera delle Agenzie di carità cattoliche è estremamente
significativa” perché l’aiuto va oltre “le appartenenze etniche o religiose” offrendo
nella maniera più diretta “un contributo alla pacificazione e alla edificazione di
una società aperta a tutte le diverse componenti”. Poi il suo pensiero è andato “alle
comunità cristiane che abitano la Siria e tutto il Medio Oriente”:
"La Chiesa
sostiene quelle sue membra che oggi sono particolarmente in difficoltà. Esse hanno
il grande compito di continuare a rendere presente il Cristianesimo nella regione
in cui è nato. Ed è un nostro impegno favorire la permanenza di questa testimonianza.
La partecipazione di tutta la comunità cristiana a questa grande opera di assistenza
e di aiuto è un imperativo del momento presente".
Nel suo indirizzo di
saluto al Papa, il cardinale Sarah, presidente di Cor Unum, aveva sottolineato la
crescente preoccupazione del Pontificio Consiglio nel seguire l’evoluzione della crisi
umanitaria in Siria. Parlando della missione in Libano nel novembre scorso, su mandato
esplicito di Benedetto XVI, il porporato ha ribadito la vicinanza della Chiesa universale,
l’assistenza alle vittime del conflitto, ma anche l’obiettivo concreto di incontrare
gli organismi caritativi cattolici impegnati nell’emergenza al fine di coordinarne
al meglio gli interventi. Ha parlato di una crisi umanitaria “che si protrarrà nel
tempo e che si estenderà ulteriormente”. Di qui ha sottolineato “la necessità di convocare”
un “secondo incontro di coordinamento”, per tornare a fare il punto con tutte le organizzazioni
e la necessità “di lavorare in comunione e di testimoniare insieme l’amore e la prossimità
di Dio verso la popolazione siriana”.