Pakistan: Sharif ancora premier. Minoranze chiedono misure contro la blasfemia
Sopravvissuto a un golpe militare e a sette anni di esilio in Arabia Saudita, il leader
della Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N) Nawaz Sharif ha giurato davanti al Parlamento
per il suo terzo mandato a Primo Ministro del Paese asiatico. L'Assemblea nazionale
ha quindi votato la fiducia al suo esecutivo, vincitore alle elezioni dell'11 maggio
scorso con la conquista di 176 seggi in Parlamento su un totale di 342. Il 63enne
politico pakistano, due volte premier negli anni '90 e cacciato nel 1999 in seguito
a un golpe militare, deve affrontare numerose sfide, nel tentativo di risollevare
il Paese. Nel suo primo discorso davanti all'Assemblea nazionale, il neo premier pachistano
Nawaz Sharif ha chiesto la fine dei raid dei droni americani per rispetto alla ''sovranita'
e indipendenza'' del Pakistan. "Questa campagna deve finire", ha detto Sharif parlando
degli attacchi contro postazioni di talebani nel nord-ovest del Paese. Fra i molti
problemi, per gli esperti si profilano almeno sei priorità da affrontare nei primi
cento giorni di governo: crisi energetica, economia in ginocchio, inflazione alle
stelle, terrorismo islamico, violenze confessionali e intolleranza stratificata a
vari livelli nella società. Come appreso da fonti dell'agenzia Fides, fra le minoranze
religiose circola un generale scetticismo: “Nawaz Sharif è stato un fondamentalista
e un conservatore. Non ci si può aspettare molto da lui. In passato ha dato ampio
spazio ai partiti religiosi islamici”, nota a Fides padre Bonnie Mendes, sacerdote
di Faisalabad. Un banco di prova sarà la “legge di blasfemia” che Sharif, nel suo
precedente governo, confermò, ampliando le pene previste fino all’ergastolo e alla
pena capitale: “Una modifica della legge sulla blasfemia - dice padre Mendes - è difficile
per chiunque. Quello che si può chiedere è di punire chi formula false accuse di blasfemia
e di impedire che dagli altoparlanti delle moschee si istighi alla violenza. Sarebbe
per noi un piccolo sollievo”, spiega. In un colloquio con Fides, il domenicano padre
James Channan, direttore del “Peace Center” di Lahore si professa “moderatamente ottimista”:
“E’ vero – dichiara a Fides – che Sharif in passato è stato favorito dai partiti religiosi
e militanti, come ‘Laskar-e-Jhangwi’. E che durante il suo secondo mandato le sue
politiche, caratterizzate da una agenda islamista, non hanno favorito le minoranze
religiose. Ma oggi la situazione è diversa. La popolazione ha sofferto enormemente
sotto il governo del Partito Popolare del Pakistan (Ppp), soprattutto per le questioni
economiche, come mancanza di elettricità, inflazione, disoccupazione, corruzione.
“Finora nessuno dei precedenti governi ha toccato la legge sulla blasfemia – ricorda
il domenicano – a causa delle pressioni e delle minacce di militanti, islamici, scesi
in strada. L'ultimo governo ha perso il governatore Salam Taseer e il nostro ministro
federale cattolico Shabaz Bhatti, che si erano esposti contro quella legge. Credo
che nessun governo abrogherà queste leggi per paura dei militanti. Tuttavia, si potrebbero
adottare alcune misure di salvaguardia per gli accusati. Questa è la nostra richiesta
al nuovo governo”. (R.P.)