2013-06-05 12:21:40

Pakistan: Sharif ancora premier. Minoranze chiedono misure contro la blasfemia


Sopravvissuto a un golpe militare e a sette anni di esilio in Arabia Saudita, il leader della Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N) Nawaz Sharif ha giurato davanti al Parlamento per il suo terzo mandato a Primo Ministro del Paese asiatico. L'Assemblea nazionale ha quindi votato la fiducia al suo esecutivo, vincitore alle elezioni dell'11 maggio scorso con la conquista di 176 seggi in Parlamento su un totale di 342. Il 63enne politico pakistano, due volte premier negli anni '90 e cacciato nel 1999 in seguito a un golpe militare, deve affrontare numerose sfide, nel tentativo di risollevare il Paese. Nel suo primo discorso davanti all'Assemblea nazionale, il neo premier pachistano Nawaz Sharif ha chiesto la fine dei raid dei droni americani per rispetto alla ''sovranita' e indipendenza'' del Pakistan. "Questa campagna deve finire", ha detto Sharif parlando degli attacchi contro postazioni di talebani nel nord-ovest del Paese. Fra i molti problemi, per gli esperti si profilano almeno sei priorità da affrontare nei primi cento giorni di governo: crisi energetica, economia in ginocchio, inflazione alle stelle, terrorismo islamico, violenze confessionali e intolleranza stratificata a vari livelli nella società. Come appreso da fonti dell'agenzia Fides, fra le minoranze religiose circola un generale scetticismo: “Nawaz Sharif è stato un fondamentalista e un conservatore. Non ci si può aspettare molto da lui. In passato ha dato ampio spazio ai partiti religiosi islamici”, nota a Fides padre Bonnie Mendes, sacerdote di Faisalabad. Un banco di prova sarà la “legge di blasfemia” che Sharif, nel suo precedente governo, confermò, ampliando le pene previste fino all’ergastolo e alla pena capitale: “Una modifica della legge sulla blasfemia - dice padre Mendes - è difficile per chiunque. Quello che si può chiedere è di punire chi formula false accuse di blasfemia e di impedire che dagli altoparlanti delle moschee si istighi alla violenza. Sarebbe per noi un piccolo sollievo”, spiega. In un colloquio con Fides, il domenicano padre James Channan, direttore del “Peace Center” di Lahore si professa “moderatamente ottimista”: “E’ vero – dichiara a Fides – che Sharif in passato è stato favorito dai partiti religiosi e militanti, come ‘Laskar-e-Jhangwi’. E che durante il suo secondo mandato le sue politiche, caratterizzate da una agenda islamista, non hanno favorito le minoranze religiose. Ma oggi la situazione è diversa. La popolazione ha sofferto enormemente sotto il governo del Partito Popolare del Pakistan (Ppp), soprattutto per le questioni economiche, come mancanza di elettricità, inflazione, disoccupazione, corruzione. “Finora nessuno dei precedenti governi ha toccato la legge sulla blasfemia – ricorda il domenicano – a causa delle pressioni e delle minacce di militanti, islamici, scesi in strada. L'ultimo governo ha perso il governatore Salam Taseer e il nostro ministro federale cattolico Shabaz Bhatti, che si erano esposti contro quella legge. Credo che nessun governo abrogherà queste leggi per paura dei militanti. Tuttavia, si potrebbero adottare alcune misure di salvaguardia per gli accusati. Questa è la nostra richiesta al nuovo governo”. (R.P.)







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