Italia: calano imprese manifatturiere e finanziamenti delle banche alle imprese
Nuovi, preoccupanti dati per l’economia italiana: a causa della crisi, il potenziale
manifatturiero italiano si è ridotto del 15% e il finanziamento delle banche alle
imprese ha fatto registrare, nel 2012, una contrazione di 44 miliardi di euro. E’
quanto emerge dal rapporto sugli scenari industriali del Centro studi di Confindustria
e dall’indagine dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Per il ministro del Lavoro,
Enrico Giovannini, si tratta di dati allarmanti. Ma il governo - ha aggiunto - "è
impegnato a fondo per far ripartire l'economia". Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’indagine del
Centro Studi di Confindustria descrive uno scenario profondamente segnato dalla crisi:
dall'inizio della crisi il potenziale produttivo del settore manifatturiero italiano
si è ridotto del 15% ed ogni giorno spariscono, mediamente, 40 imprese manifatturiere.
In 4 anni sono state chiuse 55 mila aziende. Dal 2007 al 2012 si sono persi, in questo
settore, oltre 539 mila posti di lavoro. L'Italia rimane la settima potenza manifatturiera
mondiale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata
del calo della domanda. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le imprese
manifatturiere francesi e spagnole. In Germania, invece, il potenziale manifatturiero
è salito del 2,2%. Nonostante le condizioni siano critiche – si ricorda comunque nell’indagine
di Confindustria – l’Italia ha “ottime carte da giocare”.
Per rilanciare l’economia
- sottolinea il vicepresidente per il centro studi di Confindustria, Fulvio Conti
– l’agenda di governo deve concentrarsi su 5 priorità. Il primo punto riguarda il
fronte delle semplificazioni e della sburocratizzazione. In secondo luogo, occorre
tagliare i costi per le imprese. Si deve poi ridare liquidità all’economia, pagando
i debiti della pubblica amministrazione e sostenendo l’accesso al credito delle piccole
e medie imprese. La quarta proposta riguarda la correzione della riforma del mercato
del lavoro. La quinta priorità è di detassare gli investimenti in ricerca e innovazione
e favorire gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e non,
anche ricorrendo allo strumento del credito d’imposta. “Tutto il Paese – aggiunge
il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, deve credere nell'obiettivo dell'alta
crescita e rimboccarsi le maniche”. “Non serve inseguire provvedimenti che hanno
respiro corto”, ma “convinzione e condivisione politica”, una “visione di lungo periodo”
e “pochi provvedimenti ragionati e concreti”.
L'allarme lanciato oggi da Confindustria
- ha affermato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini a margine di un'audizione
alla Camera - "è nei dati e il fatto di avere una recessione cosi' lunga e profonda
è chiaramente un problema perché rischia di distruggere non solo capitale umano, ma
anche capitale fisico". "Il governo - ha spiegato - è impegnato a fondo per far ripartire
l'economia, ma anche tutta l'Europa deve dare questo segnale, su cui gli imprenditori
che hanno buone idee e intenzioni di sviluppo possano operare". Per far questo, ha
poi aggiunto, "bisogna migliorare le condizioni del credito, come lo sblocco dei pagamenti
della pubblica amministrazione", e "sostenere tutte le iniziative che vanno nella
direzione di dare credito alle buone idee".
Un altro effetto della crisi è
messo in evidenza dal rapporto dell’agenzia di rating Standard & Poor’s in cui si
rileva che in Italia, nel 2012, il finanziamento alle imprese da parte delle banche
si è contratto di 44 miliardi di euro. L’agenzia prevede un sempre maggior ricorso
alle emissioni obbligazionarie da parte delle aziende italiane per far fronte alla
‘stretta’ creditizia. Nell’indagine si sottolinea che ulteriori azioni negative sul
rating sono possibili, nel 2013, in mancanza di una ripresa dell’economia nell’ultima
parte dell’anno.
Intanto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha
ricordato oggi che la Banca europea per gli investimenti (Bei) metterà a disposizione
quest'anno 15 miliardi di euro per gli investimenti delle piccole e medie imprese
nell'area dell'Ue. Non sono facili le attuali condizioni di accesso al credito da
parte di famiglie e imprese. Ma la situazione - ha aggiunto il ministro - sarebbe
stata peggiore se non ci fosse stato l'intervento della Banca centrale europea (Bce),
che ha finanziato il sistema bancario italiano con 140 miliardi, con due operazioni
da 80 e 60 miliardi: "senza le azioni della Bce, a fronte dell'inaridimento del mercato
internazionale, la restrizione del credito sarebbe stata di gran lunga superiore per
imprese e famiglie". L’attuale quadro generale resta allarmante: in Italia otto milioni
di persone vivono in condizioni di povertà, quattro giovani su dieci sono senza lavoro
e la produzione industriale si è ridotta, in media, del 25%.