Il Papa: no alla cultura dello spreco, buttare il cibo è rubare al povero, custodire
vita umana e creato
Nel mondo domina il denaro e la “cultura dello scarto”, che svilisce il rispetto dovuto
tanto alla vita umana quanto al creato. Papa Francesco lo ha affermato con forza,
all’udienza generale di questo mercoledì in Piazza San Pietro, ispirata dai temi dell’odierna
Giornata mondiale dell’ambiente. Duro il monito del Papa sugli sprechi di cibo: ciò
che “si butta – ha detto – è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero”. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
“Buttare” un
povero, un bimbo non nato, o una persona anziana o disabile – che per alcuni è come
se fossero morti – in quell’immondizia in cui specie gli ambienti ricchi si disfano
delle cose inutili – e che siano esseri umani è relativo – è il frutto di un mondo
dove si è perso lo “stupore” e “l’ascolto della creazione” e dove, viceversa, a essere
minuziosamente accolto è, per esempio, l’andamento dei mercati. Con una catechesi
incalzante, Papa Francesco richiama le coscienze, dei cristiani per primi, sulle assurdità
di tale situazione. E, al solito, lo fa con esempi che non lasciano adito a troppe
obiezioni:
“Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio,
muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini
che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così!
(…) Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce
una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le
borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti”.
La
denuncia risuona tra gli applausi dei 70 mila e oltre che gremiscono Piazza San Pietro.
Papa Francesco spiega l’origine di questa crisi che ha reso l’uomo non più custode
della terra, secondo il progetto di Dio, ma spesso uno sfruttatore e un manipolatore,
mettendo in “pericolo” la stessa umanità:
“La Chiesa lo ha sottolineato
più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima,
perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di
etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano.
E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi:
agli uomini e alle donne. Noi abbiamo questo compito!”.
Invece, osserva
Papa Francesco, “uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del
consumo”. È quella “cultura dello scarto", ripete, per cui “se si rompe un computer
è una tragedia”, mentre i bisogni e i drammi di tante persone “finiscono nella normalità”.
E in questo scenario, anche la vita umana finisce per essere un qualcosa da gettare
via:
“La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario
da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come
il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha
resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più
deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono
fame e malnutrizione”.
Papa Francesco individua la causa di ciò in quel
consumismo che, sostiene, “ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano
di cibo”:
“Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se
venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere
sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che,
affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione
con i più bisognosi”.
La visione cristiana del Creato, affidato da Dio
alla cura dell’uomo, aiuta invece ad avere il giusto approccio con i beni della natura,
secondo quella “ecologia umana” tante volte evocata dai Papi:
“Coltivare
e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia,
ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con
responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”.
Papa
Francesco ascolta poi ripetere in sette lingue la catechesi, salutando e benedicendo
tutti i gruppi di varie parti del mondo presenti all’udienza e ricordando che “il
mese di giugno è dedicato dalla pietà popolare alla devozione del Cuore di Gesù”.