Giornata Onu dell'Ambiente contro gli sprechi alimentari
Lo spreco di cibo è una delle piaghe della nostra epoca e Papa Francesco lo ha denunciato
a voce alta all'udienza generale di questo mercoledì in occasione della Giornata
Mondiale dell’Ambiente, che - con il titolo “Think- eat -save", cioè “Pensa, mangia
e conserva” – intende sottolineare che solo nei Paesi industrializzati circa 300 milioni
di tonnellate di alimenti vengono gettati via ancora in buono stato, ovvero più di
quanto basterebbe a nutrire gli 870 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo.
Marina Tomarro ne ha parlato con Andrea Masullo, presidente del comitato
scientifico dell'Aassociazione "Greenaccord":
R. – Oggi, secondo
i dati Fao, si sprecano un miliardo e trecento milioni di tonnellate di cibo all’anno,
che è la produzione alimentare di tutta l’Africa subsahariana. Allora, viene da pensare:
ma il mio spreco come incide sulle popolazioni che soffrono la fame? C’è un legame
diretto, direi. Noi, per lo spreco alimentare sulle nostre mense ricche, sottraiamo
realmente cibo a circa un miliardo di persone che nel mondo soffrono la fame. I dati
sono drammatici: sono 21 mila i bambini sotto i cinque anni che ogni anno muoiono
di fame. A causa del debito contratto, i Paesi poveri sono costretti a non produrre
alimenti per sé, ma a produrre mangimi, per esempio, per i nostri allevamenti di carni
bovine. Questo significa che quando noi gettiamo via gli avanzi di carne, stiamo gettando
via il cibo di questi Paesi, che sono costretti a produrre mangimi per il nostro bestiame.
D.
– Ma come lo spreco di cibo influisce sull’ecologia ambientale?
R. – Pensiamo
soltanto ad un dato: per produrre un hamburger occorrono circa 2500 litri di acqua.
E’ qualcosa d’impressionante, in un mondo in cui si va verso una grossa carenza di
acque pulite per l’alimentazione umana. Gli allevamenti, i pascoli sono la causa dell’80%
della deforestazione nel mondo e sono la causa del 30% della produzione di gas serra,
che stanno drammaticamente cambiando il clima del pianeta. L’impatto, quindi, è veramente
grande: è un impatto diretto: è un impatto ecologico. Come dice Papa Francesco, c’è
veramente bisogno di riscoprire un’ecologia della natura accanto ad un’ecologia umana.
D. – Anche il Papa ci invita a non abbracciare la "cultura dello scarto".
In che modo accogliere la sua esortazione?
R. – Per fortuna, nel mondo ci sono
– anche nel nostro Paese – dei piccoli segnali, delle piccole testimonianze. In alcuni
Comuni italiani, si stanno organizzando situazioni di accordo tra le catene di distribuzione
di alimenti e le associazioni caritatevoli, che gestiscono le mense per i poveri.
Per esempio, i prodotti prossimi alla scadenza, che hanno ancora due o tre giorni
e non vengono più esposti nei supermercati, possono essere immediatamente utilizzati
dalle mense per i poveri, dalla Caritas e da tante altre organizzazioni che gestiscono
queste mense, al punto che si è creato un network di food share, cioè iniziative
in cui non solo l’area del commercio e della produzione di alimenti, ma anche il singolo
cittadino, può dare i suoi eccessi di cibo acquistato – prima ovviamente della scadenza
– a chi lo distribuisce ai poveri.