2013-06-05 13:31:41

Filippine: vescovi contro il porto d'armi per sacerdoti e missionari, autorizzato dal governo


I vescovi filippini criticano il nuovo decreto legge del governo su armi e munizioni che autorizza anche sacerdoti e religiosi, soprattutto se in missione in aree ad alto rischio, ad avere con sé pistole e fucili. Per i prelati "girare armati, anche per legittima difesa, è incompatibile con la fede cristiana". Mons. Arturo Bastes, vescovo di Sorgoson, sottolinea che "i missionari sono per definizione non violenti e ottengono la loro protezione dagli angeli, non dalle armi". Dello stesso parere è mons. Honesto Ongtioco, vescovo di Cubao (Quezon City). "Come sacerdoti - afferma - la nostra vocazione e il nostro ruolo nella trasformazione della società sono diverse da quelle degli attivisti laici. Noi dobbiamo preoccuparci della nostra missione fra i fedeli, non della nostra sicurezza". Varato lo scorso 29 maggio, il Comprehensive Firearms and Ammunition Regulation Act agevola il porto d'armi per attivisti, giornalisti, medici e leader religiosi, spesso vittime di sequestri, uccisioni sommarie e rapine da parte di gruppi terroristi o criminali. Il decreto è valido solo in alcune zone dell'arcipelago filippino, come ad esempio le province di Sulu e Basilan (Mindanao), in mano agli estremisti islamici di Abu-Sayyaf. Fonti dell'agenzia AsiaNews a Mindanao, sottolineano che la legge "serve anzitutto per regolare il traffico illegale di armi, che ha nell'isola uno dei suoi centri nevralgici". L'inserimento dei religiosi all'interno della lista è un modo per invitare tutti coloro che operano in quelle aree a viaggiare con prudenza. Tuttavia "è un segno del clima di insicurezza che affligge alcune aree del Paese, dove nemmeno operatori di pace come i sacerdoti sono risparmiati dalla violenza dei gruppi criminali". Da diversi anni le autorità di Mindanao cercano di imporre la scorta armata a vescovi e missionari stranieri che ricevono minacce da parte di gruppi estremisti o criminali. La maggior parte dei religiosi spesso rifiuta tale offerta. Le fonti di AsiaNews confermano il messaggio dei vescovi filippini: "Viaggiare con militari armati limita la testimonianza fra la popolazione che invece convive ogni giorno con tali pericoli frutto di oltre 40 anni di guerriglia fra esercito filippino e ribelli islamici". In questi anni diversi sacerdoti e religiosi sono stati assassinati o rapiti da bande criminali o gruppi terroristi. L'omicidio più recente è stato quello di padre Fausto Tentorio, 59 anni, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) nell'Arakan Valley (Mindanao), ucciso da una raffica di mitra il 17 ottobre 2011. Egli è il terzo missionario del Pime assassinato nelle Filippine. Gli altri martiri sono: padre Tullio Favalli ucciso nel 1985 nella diocesi di Kidapawan e padre Salvatore Carzedda, impegnato nel dialogo con i musulmani, morto nel 1992 a Zamboanga. (R.P.)







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