Torna la rassegna "I Teatri del Sacro": incontro tra fede e cultura
Una grande avventura dello Spirito e una città come palcoscenico: è questo la rassegna
I Teatri del Sacro, in programma a Lucca dal 10 al 16 giugno con la collaborazione
della Cei. Anche in questa terza edizione, presentata ieri nella sede della nostra
emittente, cultura e fede si incontrano. 22 gli spettacoli in cartellone, gratuiti
e affidati a compagnie amatoriali al fianco di professionisti, che poi proseguiranno
con le rappresentazioni a livello nazionale, nel corso dell'anno."Non è solo un festival
ma un confronto libero e sincero con le domande dello Spirito": così, il direttore
artistico Fabrizio Fiaschini, presidente di Federgat. Gabriella Ceraso
lo ha intervistato:
R. – Se dovessi
trovare il filo conduttore di tutti gli spettacoli, sarebbe che la spiritualità è
profondamente incarnata, cioè è un sacro che è una via di risposta a quelli che sono
gli interrogativi che oggi l’uomo si pone nei confronti di un bisogno fondamentale:
ritrovare un senso alla vita, alle cose. Pensiamo, per esempio, al tema della Passione,
che è intesa come Passione di Cristo, letta come una sorta di icona per riflettere
su passioni contemporanee; oppure il tema del pellegrinaggio, che non è visto, come
una sorta di rievocazione medievale, ma come il cammino in una società che vive profonde
contraddizioni. Quindi camminare, ritrovare il senso della lentezza, delle relazioni,
diventa una chiave per capire meglio il presente.
D. – La caratteristica di
questa rassegna è lo sguardo ai giovani: sia ai giovani spettatori con numerosi laboratori
che ai giovani protagonisti, perchè?
R. – Perché oggi, secondo me, le nuove
generazioni hanno molto da dire e spesso non trovano i canali per poterlo dire.
D.
– Anche sul sacro?
R. – Certo. Noi abbiamo ricevuto oltre 250 domande di partecipazione
e molte erano di giovani compagnie, che sono molto più libere di confrontarsi con
il sacro, e che, quindi, si confrontano in maniera – ripeto – anche laica, anche da
non credenti, ma in maniera molto autentica, sia come artisti, ma anche come spettatori,
che sono molto attratti dalla riflessione su questo tema.
D. – Ho visto nomi
di grandi in programma: Hildegard von Bingen, ma anche Rilke e così via. Sono grandi,
ma sono anche proposti in linguaggi nuovi...
R. – Sì, sia Hildegard, piuttosto
che Melville: il linguaggio teatrale contemporaneo rilegge la prospettiva tradizionale.
D.
– E serve?
R. – Sì, assolutamente, perché ridà nuova linfa a questi testi e
una nuova attualità.
Ma la rassegna Teatri del Sacro ha anche un valore
educativo intrinseco per la comunità cristiana, come spiega al microfono di Gabriella
Ceraso, Vittorio Sozzi responsabile del Servizio nazionale per il Progetto
Culturale della Conferenza Episcopale Italiana:
R. – Chi ha
vissuto in passato nelle comunità cristiane sa che l’esperienza teatrale è stata sin
dalla tenera età uno strumento importante per aiutare i bambini, poi i giovani e poi
anche gli adulti, a lavorare insieme e a confrontarsi per la realizzazione di un obiettivo
comune. Per questo il teatro in un progetto educativo, in un processo educativo è
uno strumento formidabile. Io credo che questa esperienza de "I Teatri del Sacro"
aiuti la comunità cristiana a rendersi conto che nella sua tradizione ha un’esperienza
significativa che non va buttata via: va aggiornata, va rivista, ma va presa in considerazione.
E nel decennio sull’educazione questo è un contributo molto importante.
D.
– L’altro punto: la creatività che in una rassegna incontra il sacro. Anche questo
rappresenta uno spunto, uno stimolo per la comunità cristiana...
R. – Sì, perché
sempre le persone che sono alla ricerca di una risposta al Signore che le chiama,
sprigionano esperienze e la ricchezza della vita. Il teatro aiuta a dare visibilità
a questa ricerca, alla ricchezza di questa ricerca. Andare ad assistere ad una rappresentazione
teatrale, in cui anche il dubbio viene messo in scena in questa prospettiva, permette
di cogliere che ci sono diversi percorsi per aderire ad un’esperienza di fede.