Il vice premier si scusa con i manifestanti, migliaia di dimostranti ad Istanbul
In Turchia, dopo la repressione delle proteste di piazza ad Istanbul e nel resto del
Paese, si allenta la tensione. Ma le dimostrazioni proseguono: ad Istanbul, dove al
momento non si registrano violenze, migliaia di manifestanti hanno riempito piazza
Taksim. Il vicepremier Bulent Arinc, intanto, si è scusato con "con quanti hanno subito
violenze a causa della loro sensibilità per l'ambiente” e ha reso noto che oggi incontrerà
alcuni attivisti ecologisti di Istanbul che hanno dato inizio alle proteste opponendosi
all’urbanizzazione del parco Gazi. Negli scontri tra dimostranti e polizia sono morti,
finora, tre giovani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dopo gli incidenti
della notte scorsa in varie città, nelle piazze turche sembra tornata la calma. I
media locali si soffermano sullo sciopero di 48 ore proclamato dai sindacati dei lavoratori
del pubblico impiego e sulla stima dei danni causati ad Istanbul dai manifestanti,
oltre 28 milioni di euro. Ma soprattutto viene dato risalto alle parole del vice premier
che si è scusato per la violenta risposta della polizia. Secondo fonti governative,
in 5 giorni di disordini e di scontri in tutto il Paese sono rimasti feriti 244 agenti
e 64 civili. Per Amnesty International, invece, i feriti sono almeno 2000. Ma cosa
chiedono soprattutto i manifestanti al governo e, in particolare, al premier Erdogan?
Ascoltiamo, al microfono di Fausta Speranza, Giuseppe di Donna, in Turchia
per motivi di studio:
“Dappertutto, c’è questo urlo: dimissioni, dimissioni,
dimissioni. E poi questa non è una protesta contro l’islam, non è una protesta di
laici contro islamici. Si chiede al governo di avvicinarsi alla gente e soprattutto
si fa presente al governo che non si può solamente contare sul fatto che siano state
vinte le elezioni, perché aver vinto le elezioni non significa poter calpestare anche
fisicamente i manifestanti”.
Il vice premier Arinc ha ammesso che
le proteste contro il governo sono "legittime e giuste" ma ha lanciato un appello
a far cessare le manifestazioni. "Ci aspettiamo – ha detto - che tutti i sindacati,
i partiti politici e chiunque ami e abbia a cuore la Turchia interrompa le proteste”.
Dell'attuale
situazione di instabilità in Turchia, Olivier Tosseri ha ha parlato con il
vescovo Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul:
R. - Moi, je
pense que la Turquie… Io penso che la Turchia non sia “i Paesi arabi”, è molto
differente. Evidentemente però si teme che possa andare a finire in modo simile. Sì,
certo, potrebbe anche andare a finire così… Ma comunque non si tratta delle stesse
rivendicazioni. Per il momento in Turchia la democrazia funziona, il governo attuale
è stato eletto democraticamente. Si spera che il prossimo anno ci saranno elezioni
democratiche, come la volta precedente.
D. – Come reagiscono le comunità cristiane
a questi episodi?
R. – Les communautés chrétiennes sont très discrètes… Le
comunità cristiane sono molto discrete e si tengono nell’ombra. Come opinione non
esistono nel quadro politico del Paese. Ma soprattutto per noi - i cattolici latini
- le nostre chiese sono riempite da stranieri e da immigrati, che non prendono certo
posizione in merito a questi disordini.
D. – Teme una radicalizzazione di musulmani
in Turchia?
R. – Pour le moment, on ne le voit trop… Per il momento non
tanto. Questo governo attuale, questo partito, per poter raccogliere tutti ha voluto
dare delle garanzie ai musulmani tradizionali. Questo partito è molto frammentato
e ci sono certamente musulmani molto convinti, che vorrebbero veder trionfare le leggi
islamiche… Ma è anche l’unico partito che, per il momento, ha saputo governare e riunire
tanta gente. Ci sono persone di altri partiti tradizionali e che condividono completamente
queste ideologie, ma che sono passate a questo partito per avere voce in capitolo,
per raggiungere un equilibrio. In effetti, quindi, è un partito molto composito.
D.
– C’è un’alternativa a questo partito nella società?
R. – Pour le moment, il
n’y a pas d’alternatives… Per il momento, non ci sono alternative. E’ questo che
è inquietante perché, così come chiedono i manifestanti, se si facesse cadere il governo
– se si facesse cadere questo primo ministro che pure detiene il potere da più di
10 anni, e non è poco essere rimasto al governo per dieci annim e che finora ha dato
più o meno soddisfazione – non ci sono alternative. L’opposizione al momento è molto
debole. Il presidente della Repubblica è del suo partito e lui stesso richiama alla
calma. Sembra che il primo ministro abbia detto che non intende cedere… Ecco, attualmente
ci troviamo in un equilibrio di potere.
D. – E lei è favorevole allo status
quo?
R. – Il faudrait une amélioration. On pense tous que ces événements... E’
necessario un miglioramento della situazione. Tutti pensiamo che questi avvenimenti
possano essere un campanello d’allarme per chi guida il Paese. Io mi auguro che la
democrazia continui, anche da parte degli eletti dal popolo che sono al potere.