1522: un numero di telefono per sostenere le donne a rischio di violenza e stalking
Il 4 giugno scorso la Camera ha provveduto alla ratifica della Convenzione del Consiglio
d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza
domestica. Il 12 giugno la Convenzione arriverà al Senato per la ratifica definitiva.
Intanto diversi comuni Italiani stanno portando avanti la Campagna “365 giorni no
alla violenza contro le donne”. Dal 2006 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha
messo a disposizione il numero antiviolenza 1522, per contrastare gli episodi di violenza
e stalking. Al microfono di Elisa Sartarelli, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli,
presidente dell'Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa che dal 2012 gestisce
questa utenza.
R. – L’Associazione
Telefono Rosa nasce 25 anni fa per conoscere la violenza sommersa all’interno delle
famiglie. Doveva essere una ricerca e durare non più di tre mesi, purtroppo sono 25
anni che questo telefono non solo ha continuato a squillare, ma da tre persone che
eravamo, oggi siamo 90. Si sono aperti diversi telefoni rosa in diverse regioni d’Italia,
dal Piemonte alla Sicilia. Non rispondiamo solo al telefono, ma tutti i giorni diamo
gratuitamente, sia mattina che pomeriggio, consulenza legale e consulenza psicologica.
Quindi cerchiamo di aiutare la donna, se è possibile, a 360 gradi. In più da circa
7 anni gestiamo per conto del Comune di Roma una casa di accoglienza. Nella casa di
accoglienza vanno le donne che sono in pericolo, con i propri figli, e vengono ospitati
per un periodo che va da tre a sei mesi. Durante questo periodo vengono aiutate a
superare il problema della violenza e, se è possibile, aiutate anche a trovarsi un
lavoro e una sistemazione in modo che nel momento in cui escono dalla casa con i propri
figli, possano camminare con le loro gambe.
D. - In un momento di emergenza
una donna vittima di violenza o stalking potrebbe facilmente comporre i numeri che
la metterebbero in contatto con le forze dell’ordine. In cosa è diverso il 1522?
R.
- La donna, molto spesso, ha paura a chiamare direttamente i carabinieri o la polizia.
La donna chiama e in quel momento si sente assistita, non si sente sola, prende coraggio:
allora, forse, sarebbe in grado di chiamare direttamente polizia e carabinieri. In
quel momento ci chiede aiuto: noi, facendola parlare, ci rendiamo conto che lei è
in pericolo e allora chiamiamo le autorità affinché intervengano.
D. – Quali
sono le richieste d’aiuto più ricorrenti?
R. – Le richieste d’aiuto più ricorrenti
sono ovviamente violenze che si consumano all’interno delle mura domestiche. Un’altra
piaga di oggi è lo stalking: ex-mariti, ex-fidanzati, ex-compagni che non accettano
che una relazione sia terminata e quindi massacrano questa donna in diverse maniere.
D.
– Oltre alla violenza sulle donne si parla spesso di “femminicidio”. Com’è possibile
prevenirlo?
R. – E’ difficile prevenire un fatto del genere ma è una questione
culturale, una questione sulla quale dobbiamo lavorare a lungo, proprio per far cambiare
la mentalità. Io devo dire che in questo momento la nostra società è particolarmente
violenta. Ci sono crimini che veramente fanno venire i brividi. C’è quasi un odio
di alcuni uomini. Ricordiamoci sempre che la maggioranza degli uomini sono persone
lontane dall’usare la violenza all’interno delle mura domestiche, però esistono alcuni
che non solo sono violenti nei confronti della propria compagna, moglie, fidanzata,
ma arrivano fino al “femminicidio” ed è lì che dobbiamo intervenire: dobbiamo intervenire
sui giovani, fin dalla più tenera età.