2013-06-03 12:49:27

Congresso Mondiale di Oncologia: i Paesi poveri chiedono accesso alle cure


Si avvia alla conclusione il 49.mo Congresso Mondiale di Oncologia, in corso a Chicago. Oltre 8.000 gli studi presentati dai 30 mila esperti provenienti da tutto il mondo. A farla da padrone le nuove cure, su base genetica, che permettono di avviare terapie mirate, con effetti collaterali molto più contenuti. Cure costose, non alla portata di tutti; ecco, dunque, che i Paesi meno sviluppati fanno sentire la loro voce. Da Chicago, il servizio del nostro inviato, Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

E’ il congresso della speranza, ma anche quello della denuncia. Se da una parte, infatti, si moltiplicano gli studi sulle terapie oncologiche mirate, dall’altra i Paesi in via di sviluppo fanno sentire la propria voce. Chiedono maggiore collaborazione a quelli più ricchi, e nel contempo propongono cure più alla loro portata, capaci comunque, di essere efficaci. Dall’India, ad esempio, arriva uno studio che propone un test a base di aceto per il tumore della cervice, capace di sostituirsi al più costoso pap test. Un modo veloce per diagnosticare il tumore, per di più con il vantaggio di dare immediatamente il risultato del test, in zone dove le donne altrimenti sarebbero costrette a viaggiare per ore alla ricerca di un medico. Questa nuova strategia, spiegano i ricercatori, potrebbe evitare 22 mila morti per cancro alla cervice in India e oltre 70 mila negli altri paesi poveri. Un segnale importante, insomma, specchio di un mondo che sta cambiando, schiacciato com'é dalla crisi economica. Crisi che rischia di rallentare la strada verso terapie più sofisticate, capaci di portare risultati fino a pochi anni fa inimmaginabili.

Al Congresso Mondiale di Oncologia, in corso a Chicago, anche il prof. Giovanni Martinelli, direttore della Divisione di Ematoncologia dell'Istituto Europeo dei Tumori di Milano. Lo studioso non manca di sottolineare il grande senso di responsabilità che l'Occidente ha nei confronti dei Paesi più poveri, incapaci di sostenere costose cure contro il cancro. Il nostro inviato a Chicago, Salvatore Sabatino, lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Ci sono stati dei messaggi importanti. Credo che vadano inquadrati proprio nell’ottica del miglioramento delle cure, di creare ponti con Paesi sottosviluppati per migliorare quindi la qualità delle terapie e la possibilità di accedere alle terapie da parte di queste popolazioni che, oggi come oggi, sono escluse dalla possibilità di accedere a farmaci che ormai sono vitali.

D. – Farmaci sempre più moderni e, ovviamente, sempre più costosi, che quindi alla fine possono permettersi solo i Paesi del “primo mondo” …

R. – Esatto. E’ un po’ la necessità di razionalizzare questi sforzi attraverso la realizzazione di progetti mirati nel Terzo mondo, realizzazioni di strutture orientate alla malattia. Per le malattie infettive creare l’ospedale, per i tumori creare un ospedale specifico e poi, la necessità di guardare intorno a noi alla realtà del mondo occidentale, più sviluppato, perché le molecole nuove sono sempre più sofisticate, gli anticorpi monoclonali porteranno sicuramente vantaggi ai pazienti, nel senso del miglioramento dei risultati, ma anche della qualità di vita. Ma tutto ciò comporta uno sforzo economico di non secondaria importanza che necessita di scelte politiche oculate. Dai risultati che vengono dall’Asco si vede già come la crisi abbia avuto un trend di diminuzione degli investimenti, in Europa. Ma in particolare in Italia, la situazione degli investimenti nella ricerca è veramente particolarmente grave in quanto la carenza di fondi porterà – se non nell’immediato, nell’immediato futuro – ad una contrazione delle prestazioni scientifiche che il nostro Paese potrebbe fornire.

D. – Diciamo che l’Occidente ha le sue responsabilità: ovviamente, in questo momento sta vivendo un momento di crisi economica. Come sottolineava lei, i Paesi in via di sviluppo, i Paesi del Terzo mondo, anch’essi presenti qui, all’Asco, si stanno attrezzando in maniera diversa: stanno proponendo anche delle cure low cost

R. – Sì, ed è proprio questo il problema fondamentale: coniugare la prestazione medica, il risultato clinico con la compatibilità economica di ciascuna nazione.







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