L'impegno della Chiesa per i migranti: testimonianza di una missionaria in Algeria
I migranti che arrivano in Nordafrica soprattutto dai Paesi a Sud del Sahara sono
una questione a cui la Chiesa ha sempre prestato grande attenzione. Le comunità locali,
in particolare, sono impegnate nell’assistenza diretta ma anche in un’indispensabile
opera pastorale. Ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, la testimonianza
di suor Sandra Catapano, missionaria di Nostra Signora degli Apostoli, che
descrive la situazione a Orano, in Algeria:
R. – Inizialmente
è piuttosto un lavoro di carità e d’urgenza a livello sanitario; diventa un servizio
pastorale man mano che le persone si conoscono, man mano che s’instaura un rapporto.
Queste persone allora chiedono anche di aiutarle a pregare e a ritrovare il Signore,
che è una grande gioia, perché i problemi sono tanti. Lavoriamo in un'équipe e siamo
otto: tre suore di differenti istituti, con il parroco, e quattro migranti camerunesi,
che operano con noi e sono presenti sul territorio, nei quartieri, quando si visitano
le famiglie che si trovano a disagio per i malati.
D. – I problemi sono innanzitutto
dei problemi di carattere umanitario...
R. – La prima risposta è una risposta
sanitaria. Vengono da noi per chiedere aiuto soprattutto le donne incinte e chi ha
problemi di Aids. Man mano poi che l’amicizia cresce si avvicinano e frequentano la
Chiesa. Oltretutto la nostra parrocchia non è composta solo di cattolici. Noi siamo
una chiesa ecumenica veramente nei cuori. Quelli che desiderano frequentare, vengono
alla Messa - e poi ci sono due momenti "extra" di preghiera, per gli evangelici, che
continuano le loro preghiere in altri momenti.
D. – Dal punto di vista spirituale
dei migranti, qual è il messaggio che, come Chiesa, cercate di passare?
R.
– L’annuncio dell’amore di Dio, dell’amore misericordioso che li aiuta a ritrovare
la luce, a ritrovare la gioia. Sono testimonianze molto belle di persone che hanno
ritrovato proprio l’amore di Dio e che quindi, poi, si impegnano anche a livello spirituale
e a livello umano. Quello che resta è più difficile. La migrazione mi ha messo di
fronte ad un’Africa, che avevo conosciuto in Costa d’Avorio e in Nigeria, con i valori
più belli della cultura tradizionale. Quando arrivano qua, dopo i viaggi nel deserto
e tutte le difficoltà e le violenze subite, sono un’Africa che ha perduto i suoi valori.
D.
– Gli ultimi anni hanno visto due guerre attraversare Libia e Mali. Ci sono state
delle ripercussioni per i migranti che sono in Algeria?
R. – La prima sta nel
fatto che le dogane e le frontiere sono chiuse e quindi c’è molta difficoltà a rientrare
nei Paesi, per chi vuole rientrare. L’altra, che potremmo dire positiva, sta nel fatto
che il governo e la polizia abbiano smesso i rimpatri e lascino vivere gli stranieri.
D.
– Pensando più in generale alla Chiesa in Algeria, si tratta di una Chiesa piccola
e composta in gran parte di stranieri...
R. – Da una decina d’anni, il volto
della Chiesa si è modificato per questi "venti di migrazione". Non esiste solo la
migrazione dei sub sahariani, ma c’è anche una migrazione ufficiale, per lavoro, a
causa delle grandi industrie, e anche degli studenti universitari di tutte le culture,
di tutte le confessioni. Il messaggio che si dà è sempre quello di un Dio che ci vuole
un’unica famiglia e quello di cercare di vivere questo amore della prima comunità
cristiana, per testimoniare ai nostri fratelli musulmani non con la parola, ma con
la nostra vita.
D. – Ci sono anche delle importanti esperienze di dialogo che
voi portate avanti...
R. – Il primo dialogo è quello con la vita quotidiana:
l’aiuto dei più poveri, la collaborazione con le fasce benestanti, che vedono il nostro
lavoro e collaborano con noi a livello sociale. Senza di loro non potremmo fare nulla.
Grazie a loro possiamo operare bene. C’è, quindi, un dialogo della vita, che attraverso
l’amicizia diventa poi un legame profondo umano e spirituale. Non è raro che le persone,
le donne, condividendo le loro difficoltà, poi entrino in un legame con richieste
di preghiere. Poi ci sono anche incontri, per esempio, con i gruppi dei sufi, mistici
musulmani, che sono presenti anche a Orano.