Iraq, oltre mille vittime nelle violenze a maggio. Mons. Warduni: continua esodo dei
cristiani
Sono oltre mille le persone uccise e circa 2.300 quelle rimaste ferite in Iraq a maggio,
in seguito a una nuova fiammata di scontri nel Paese. Il bilancio, il più grave dal
2008, è stato reso noto dalla missione delle Nazioni Unite in Iraq che chiede al governo
di “mettere fine allo spargimento di sangue”. L’Iraq resta dunque nelle sabbie mobili
di una grave crisi politica e di sicurezza, aggravata dalle proteste della minoranza
sunnita contro il governo del primo ministro Nuri al-Maliki, accusato diattuare
una politica discriminatoria nei loro confronti. Sui motivi di questa ennesima ondata
di violenze Marco Guerra ha intervistato il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad,
mons. Shlemon Warduni:
R. - Nessuno
dice perché si fanno queste cose: sono interessi, sono cose differenti, ma non di
religione, perché questi sono sunniti e questi sono sciiti… Ma perché ciascuno pensa
solo per se stesso! Ci saranno poi le elezioni e anche lì ciascuno penserà solo ai
propri interessi! Sua Beatitudine, il nostro Patriarca, Sua Beatitudine Louis Sako,
ha voluto un’iniziativa di riconciliazione e anche il capo religioso sciita Seid Hammar
el Katim ha voluto radunare oggi i capi sia dei partiti, sia dei gruppi, sia delle
confessioni per provare a sciogliere almeno un po’ il ghiaccio fra di loro. Quindi
la questione degli interessi e l’egoismo influiscono, purtroppo, su questa nostra
situazione.
D. - Come si vive nell’insicurezza?
R. - E’ una cosa terribile,
veramente… Tutti hanno paura e si vedono, qualche volta, anche le strade quasi vuote;
molti hanno paura di andare in chiesa… E’ una situazione veramente terribile!
D.
- La Chiesa come sta vivendo questa situazione e la comunità cristiana continua la
sua diaspora all’estero?
R. - Prima di tutto, come Chiesa, preghiamo: chiediamo
al buon Dio di darci questa pace. L’esodo - certamente - continua: specialmente adesso
che siamo alla fine delle scuole, ci si aspetta che tanti partiranno, purtroppo…
D.
- La comunità internazionale come può aiutare l’Iraq?
R. - Prima di tutto non
vendendo le armi, cercando poi di favorire la riconciliazione e aiutando coloro che
sono qui e non facendo in modo di agevolare l’esodo.