A Vicenza il 9° Festival biblico. Mons. Sanna: il Papa insegna che la fede libera
E' in corso a Vicenza la 9.a edizionel Festival biblico. I relatori, fino al 9 giugno
prossimo, si alterneranno per proporre riflessioni ispirate al tema principale "Se
conoscessi il dono di Dio. Fede e libertà secondo le Scritture". Da secoli, il rapporto
tra fede e libertà è oggetto di analisi e confronti. A proporne una lettura è uno
dei relatori al Festival, il vescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, presidente
del Comitato Cei pr gli Studi di teologia e scienze religiose. Antonella Palermo
lo ha intervistato:
R. – In effetti,
una obiezione che viene fatta comunemente, è che un credente in quanto credente, siccome
vincolato a Comandamenti, a precetti e a dogmi non può essere libero. Allora, io direi
che per dare una risposta vera, corretta e autentica occorre precisare anche lo stesso
concetto di libertà. Il concetto biblico di libertà dove lo troviamo? Noi lo troviamo
in un testo conciliare, nella Gaudium et Spes, che pone come fondamento della
libertà umana l’essere creati a immagine di Dio. Sappiamo poi che in seguito al peccato
questa libertà è stata ferita ed impedita, non è scomparsa, ovviamente. Però, è chiaro
che è una libertà impedita ed è allora appunto attraverso l’opera di Gesù che questa
diventa una libertà "liberata".
D. – Quando si parla di libertà, chiaramente
pensiamo subito alla possibilità di autodeterminarci: è reale o è una utopia?
R.
– Io direi che nel Vangelo c’è proprio una indicazione molto significativa che parla
del rispetto dell’altro. Il limite della libertà cioè non è tanto l’altro in quanto
altro, ma è l’amore per l’altro. Il concetto di autonomia che viene adesso veicolato
da questo individualismo esasperato, in effetti è puramente teorico. Se uno fa un
piccolo esame di come considera se stesso, si rende conto che spesso è condizionato
dal giudizio degli altri: pensa di essere libero nelle sue scelte, nei suoi orientamenti,
nelle sue decisioni e invece si rende conto che è influenzato o dalla moda, o dall’opinione
comune o dai parenti o dagli amici, per cui questa autonomia, indubbiamente, va anche
gestita. In questo caso bisogna avere proprio il coraggio – il Papa lo ha detto molte
volte – di andare contro corrente.
D. – Il messaggio di libertà che ci giunge
con questo nuovo Pontificato come possiamo esprimerlo sinteticamente?
R. –
Intanto, lo stesso linguaggio che usa Papa Francesco lo direi un linguaggio "inclusivo".
Il fatto che lui saluti dicendo “buongiorno” o “buonasera”, lui, che si rivolge a
tutti indistintamente, a prescindere dalla loro appartenenza ecclesiale o dal loro
convincimento religioso … In fondo, se lui dice: “Sia lodato Gesù Cristo”, gli risponde
il devoto e il cattolico. Una seconda cosa è che lui, in questo periodo, ha centrato
il suo magistero sul concetto di misericordia. La parola "misericordia" è quella che
ricorre di più nella Sacra Scrittura, e quindi è ciò che rappresenta in qualche modo
la natura, l’essenza di Dio. E Dio misericordia vuol dire che ci libera, perché la
grande schiavitù che noi abbiamo è il complesso di colpa, quando noi non siamo capaci
di vergognarci. Il Papa dice: abbiate il coraggio di vergognarvi, di essere umili
e allora sarete liberi interiormente.
D. – Come si concilia il progetto di
Dio sulle nostre esistenze con l’anelito alla libertà?
R. – Si dice che il
pronome “io” sia quello più detestabile. Dobbiamo imparare ad usare il pronome “noi”.
Ecco: e allora, qual è il modo concreto con cui io vivo la mia libertà? Se permetto
che la mia vita sia orientata da Dio. Allora, in quel caso veramente io sono libero
interiormente e so che non sono al servizio di una idea o di un programma: sono in
compagnia di una persona. In quel caso, allora, io veramente sono libero perché mi
sento amato, mi sento capito … Direi che sia questo uno dei punti fondamentali in
cui posso conciliare la presenza di Dio nella mia vita e la mia libertà interiore.