Siria: sparati 17 colpi d'artiglieria sul nord del Libano
Si inasprisce il conflitto siriano: dalla Russia arrivano intanto notizie non chiare:
la fornitura di sei batterie dimissili terra-aria S-300 russi a Damasco, già prevista,
non avverrà prima della prossima primavera, hanno scritto due diversi quotidiani,
smentendo la tesi, ventilata dallo stesso Assad, secondo cui i missili sarebbero già
stati trasferiti. La Russia ha fatto sapere anche che alla Siria fornirà "più di
10" aerei da combattimenti. Critici a questo riguardo si sono detti sia Washington
che Berlino. E ad essere coinvolto sempre più nel conflitto è il Libano con migliaia
di miliziani sciiti di Hezbollah al fianco di Assad, in particolare attorno alla città
di Qusayr, sotto assedio da settiimane. Il premier libanese, Salam, ha affermato
che il suo Paese 'deve a tutti i costi preservare l'unità nazionale' e restare fuori
dal conflitto siriano. A causa delle tensioni provocate dalla situazione siriana,
il Parlamento libanese ha deciso oggi di rinviare di 17 mesi le elezioni politiche
che erano in programma il 16 giugno. Sul coinvolgimento del Libano nella crisi sentiamo
Germano Dottori, docente di Studi Strategici all’Università Luiss di Roma, al microfono
di Fausta Speranza:
R. – Partiamo
con l’elemento fondamentale: c’è un attore importante della politica libanese, Hezbollah,
che è fortemente coinvolto a fianco ad Assad nella guerra civile siriana. Ed è coinvolto
al fianco di Assad perché dal regime siriano Hezbollah ha avuto notevoli sostegni
in passato e inoltre la Siria di Assad è stata un trait d’union tra Hezbollah,
che è un movimento fondamentalmente sciita, e l’Iran, che è il grande patron internazionale
del “partito di Dio” libanese.
D. – In questo momento della crisi, in cui
si tenta di rilanciare Ginevra 2 e, quindi, di continuare la via diplomatica, il Libano
in che modo rappresenta un nodo della situazione?
R. – E’ un nodo nella misura
in cui le milizie che Hezbollah sta fornendo come appoggio ai regolari siriani contribuiscono
al rafforzamento della spinta controffensiva che Assad sta sviluppando in alcune località
strategiche del territorio siriano, in modo particolare intorno al villaggio di Qusair,
dove gli Hezbollah si stanno rivelando decisivi nello spostare i rapporti di forza
a favore del regime.
D. – La coalizione di opposizione siriana chiede che gli
Hezbollah escano dal teatro del conflitto come condizione per arrivare a Ginevra 2.
Che dire di questo?
R. – Intanto, questo prova il peso militare che l’insurrezione
anti-Assad riconosce all’intervento di Hezbollah nella guerra civile. E questo è un
dato fondamentale. E’ anche possibile che in questa posizione serva alla coalizione
nazionale siriana il più grande cartello di opposizione riconosciuto internazionalmente,
per coprire in parte le grandi divisioni, che stanno emergendo al suo interno. Grandi
divisioni, che rendono più facile identificare l’opposizione militare ad Assad con
l’organizzazione che in questo momento è militarmente più forte, cioè il Fronte al-Nuṣra,
che ha purtroppo dei legami molto forti con i jaedisti e soprattutto con Al Qaeda.
Ed è sospettata di essere entrata in possesso di aggressivi chimici estremamente letali,
come il sarin. In effetti, in Turchia, alcuni giorni fa, elementi di al-Nuṣra
sono stati catturati con una quantità piuttosto significativa di questo aggressivo.
Tutto ciò rende estremamente complicato sbrogliare la matassa. Ma, a mio avviso, c’è
un elemento ulteriore che va preso in considerazione: il semplice fatto che circolino
ormai abbastanza liberamente queste informazioni, e queste informazioni siano riprese
dai media internazionali, secondo me potrebbe anche significare che si stia cercando
di preparare l’opinione pubblica internazionale rispetto alla desiderabilità di un
accordo di compromesso. Non so se i tempi siano maturi, ed effettivamente sulla strada
di Ginevra ci sono ostacoli crescenti. Però, mi pare che un tentativo in questa direzione
sia in piedi.