Unicef: Rapporto 2013 sulle disabilità del mondo infantile
“La condizione dell’infanzia nel mondo-Bambini e disabilità.” E’ il titolo del Rapporto
dell’Unicef per l’anno 2013, presentato ieri mattina a Roma. L’obiettivo è quello
di dare maggiore visibilità al dibattito internazionale sempre più urgente sui diritti
delle persone con disabilità, in particolare bambini e adolescenti. Al microfono di
Gea Finelli, il presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera:
R. – Quest’anno,
abbiamo voluto mettere sotto i riflettori questo argomento, perché abbiamo notato
che c’è una certa disattenzione, una certa superficialità nell’affrontare questo tema,
sia per quanto riguarda la situazione italiana, sia per quanto riguarda la situazione
mondiale. A livello mondiale, i dati parlano molto chiaro: sono 93 milioni i bambini
con disabilità e 165 milioni i bambini che corrono il rischio di diventare disabili
perché la malnutrizione che si manifesta nei primi giorni di vita, se continua oltre
il secondo anno, diventa irreversibile e determinante, facendo nascere nei bambini
forme di disabilità diverse, che vanno dalla crescita fisica fino anche a disturbi
intellettivi.
D. – Quali sono gli altri rischi legati alla disabilità?
R.
– Il rischio di diventare ciechi: sono tra i 250 mila e i 500 mila i bambini che corrono
questo rischio, determinato esclusivamente dalla mancanza della vitamina A, che costa
appena 5 centesimi l’anno per scongiurare tutto questo. Inoltre, dal 1999 a oggi,
almeno mille vittime l’anno sono i bambini che hanno avuto delle disabilità a seguito
delle mine terrestri o dei residuati bellici esplosivi.
D. – Elemento essenziale
del Rapporto, la necessità di approcci fondati sull’inclusione e l’equità…
R.
– Certo. Noi vogliamo parlare di inclusione e non di integrazione: l’integrazione,
chiaramente, è un processo che inserisce un bambino in un contesto già preesistente.
Inclusione è quando al bambino vengono offerte tutte le opportunità necessarie, perché
possa ottenere e possa soprattutto completare un percorso educativo nel migliore dei
modi: mi riferisco al linguaggio dei segni, al braille, a tanti sistemi che
oggi aiutano i bambini. Soprattutto, non dobbiamo dimenticare le barriere architettoniche
che ancora sono presenti nelle nostre scuole: il 70% delle scuole non sono in regola
con le scale, l’80% delle scuole non ha bagni adeguati per bambini con disabilità.
Queste situazioni, sono situazioni che impediscono di offrire al bambino la possibilità
di essere incluso veramente, di poter seguire un percorso educativo con gli stessi
diritti degli altri bambini.
D. – Nella classifica complessiva sul benessere
dei bambini, l’Italia occupa il 22.mo posto su 29 Paesi: la situazione nel nostro
Paese, dunque, non è delle migliori?
R. – Non è delle migliori. Sicuramente
non è delle migliori, ma c’è da dire una cosa: per quanto riguarda la disabilità –
lo diciamo nel nostro Rapporto – al di là dei numeri, noi non possediamo dati certi
e confrontabili, perché il tema della disabilità non è stato all’attenzione, in maniera
adeguata, in tutti questi anni e purtroppo ciascun Paese effettua rilievi in maniera
diversa e quindi non confrontabili. Chiaramente, il nostro Paese registra ritardi,
ai quali accennavo prima: ritardi sia dal punto di vista inclusivo, sia dal punto
di vista delle opportunità che a questi bambini non vengono concesse. Noi dobbiamo
immaginare di dover aiutare – e questo lo abbiamo detto al governo e lo ripetiamo
– le famiglie soprattutto perché i costi aggiunti, per le famiglie dove ci sono bambini
disabili, diventano insopportabili soprattutto in questo periodo.