2013-05-30 15:25:37

Unicef: Rapporto 2013 sulle disabilità del mondo infantile


“La condizione dell’infanzia nel mondo-Bambini e disabilità.” E’ il titolo del Rapporto dell’Unicef per l’anno 2013, presentato ieri mattina a Roma. L’obiettivo è quello di dare maggiore visibilità al dibattito internazionale sempre più urgente sui diritti delle persone con disabilità, in particolare bambini e adolescenti. Al microfono di Gea Finelli, il presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera:RealAudioMP3

R. – Quest’anno, abbiamo voluto mettere sotto i riflettori questo argomento, perché abbiamo notato che c’è una certa disattenzione, una certa superficialità nell’affrontare questo tema, sia per quanto riguarda la situazione italiana, sia per quanto riguarda la situazione mondiale. A livello mondiale, i dati parlano molto chiaro: sono 93 milioni i bambini con disabilità e 165 milioni i bambini che corrono il rischio di diventare disabili perché la malnutrizione che si manifesta nei primi giorni di vita, se continua oltre il secondo anno, diventa irreversibile e determinante, facendo nascere nei bambini forme di disabilità diverse, che vanno dalla crescita fisica fino anche a disturbi intellettivi.

D. – Quali sono gli altri rischi legati alla disabilità?

R. – Il rischio di diventare ciechi: sono tra i 250 mila e i 500 mila i bambini che corrono questo rischio, determinato esclusivamente dalla mancanza della vitamina A, che costa appena 5 centesimi l’anno per scongiurare tutto questo. Inoltre, dal 1999 a oggi, almeno mille vittime l’anno sono i bambini che hanno avuto delle disabilità a seguito delle mine terrestri o dei residuati bellici esplosivi.

D. – Elemento essenziale del Rapporto, la necessità di approcci fondati sull’inclusione e l’equità…

R. – Certo. Noi vogliamo parlare di inclusione e non di integrazione: l’integrazione, chiaramente, è un processo che inserisce un bambino in un contesto già preesistente. Inclusione è quando al bambino vengono offerte tutte le opportunità necessarie, perché possa ottenere e possa soprattutto completare un percorso educativo nel migliore dei modi: mi riferisco al linguaggio dei segni, al braille, a tanti sistemi che oggi aiutano i bambini. Soprattutto, non dobbiamo dimenticare le barriere architettoniche che ancora sono presenti nelle nostre scuole: il 70% delle scuole non sono in regola con le scale, l’80% delle scuole non ha bagni adeguati per bambini con disabilità. Queste situazioni, sono situazioni che impediscono di offrire al bambino la possibilità di essere incluso veramente, di poter seguire un percorso educativo con gli stessi diritti degli altri bambini.

D. – Nella classifica complessiva sul benessere dei bambini, l’Italia occupa il 22.mo posto su 29 Paesi: la situazione nel nostro Paese, dunque, non è delle migliori?

R. – Non è delle migliori. Sicuramente non è delle migliori, ma c’è da dire una cosa: per quanto riguarda la disabilità – lo diciamo nel nostro Rapporto – al di là dei numeri, noi non possediamo dati certi e confrontabili, perché il tema della disabilità non è stato all’attenzione, in maniera adeguata, in tutti questi anni e purtroppo ciascun Paese effettua rilievi in maniera diversa e quindi non confrontabili. Chiaramente, il nostro Paese registra ritardi, ai quali accennavo prima: ritardi sia dal punto di vista inclusivo, sia dal punto di vista delle opportunità che a questi bambini non vengono concesse. Noi dobbiamo immaginare di dover aiutare – e questo lo abbiamo detto al governo e lo ripetiamo – le famiglie soprattutto perché i costi aggiunti, per le famiglie dove ci sono bambini disabili, diventano insopportabili soprattutto in questo periodo.

Ultimo aggiornamento: 31 maggio







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