Siria. Mons. Tomasi: far tacere subito le armi, la gente ha pagato fin troppo i costi
della guerra
Far tacere subito le armi in Siria e promuovere negoziati di pace che ridiano speranza
ad una popolazione devastata dalle violenze: è l’accorato appello lanciato mercoledì
scorso dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio Onu di Ginevra nel suo intervento alla 63.ma sessione del Consiglio
per i diritti umani in corso nella città elvetica. Ce ne parla Sergio Centofanti:
In
Siria si assiste alla violazione di tutti i diritti umani. La denuncia di mons. Tomasi
è forte: “Sono state distrutte decine di migliaia di vite; un milione e mezzo di persone
sono state costrette a fuggire all'estero come rifugiati; più di quattro milioni di
persone hanno perso le loro case e civili sono stati presi di mira dai belligeranti
nel totale disprezzo del diritto umanitario. Questa enorme tragedia nazionale rischia
di intensificare i conflitti regionali e globali, di trasformare le ambizioni di potere
politico in scontri etnici e religiosi di stampo fondamentalista e di distruggere
l'intero Paese”.
Per il rappresentante della Santa Sede “la strada da seguire
non è una intensificazione militare del conflitto armato, ma il dialogo e la riconciliazione”
che possono trovare attuazione nella progettata conferenza di pace, “se c’è la volontà
politica di sostenerla”. “Un cessate il fuoco immediato – afferma mons. Tomasi - fermerà
lo spargimento di sangue, una tragedia inutile e distruttiva che ipoteca il futuro
della Siria e del Medio Oriente”. Il presule ricorda l’appello di pace per la Siria
lanciato da Papa Francesco a Pasqua: “Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze
dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica
alla crisi?”. La Santa Sede – ha aggiunto il rappresentante vaticano – “ha sempre
insistito sul fatto che solo negoziati pacifici porteranno ad una soluzione accettabile
della crisi e che la partecipazione, in un eventuale governo e in posizioni di responsabilità,
di rappresentanti di tutti i cittadini può garantire una convivenza pacifica duratura
e costruttiva di tutte le comunità che compongono la società siriana”.
Mons.
Tomasi ha ricordato poi che “i bambini nei campi profughi e nelle aree di conflitto,
traumatizzati e forzatamente privati dei loro diritti, soffrono di più le conseguenze
della violenza e reclamano una generosa solidarietà da parte della comunità internazionale.
Solo in questo modo essi e le loro famiglie potranno di nuovo sperare in una esistenza
normale. In particolare – ha detto - i minori non accompagnati meritano particolare
attenzione e assistenza per evitare che cadano vittime della tratta e di altre forme
di sfruttamento”.
Di qui l’appello: “Mettere a tacere i cannoni è la priorità”.
Inoltre, è necessario “superare ogni pessimismo” circa un esito positivo dei negoziati.
“Il popolo della Siria – ha concluso mons. Tomasi - ha già pagato troppo” e la “sofferenza
indicibile” dei siriani “non deve essere ignorata da nessuna delle parti in causa”:
tutti “sono chiamati ad agire ora per la pace, la ricostruzione e un nuovo inizio
delle relazioni umane basato sui diritti umani e l'interesse comune della famiglia
umana”.