Medici senza Frontiere: situazione umanitaria drammatica in Siria
Drammatica la situazione umanitaria in Siria, il sistema sanitario è al collasso,
i bisogni della popolazione sono innumerevoli. A denunciarlo Loris De Filippi,
presidente di Medici senza Frontiere Italia, tornato da qualche giorno dal Paese siriano.
Benedetta Capelli lo ha intervistato:
R. - Sono tornato
pochi giorni fa, ma ero stato già sei mesi fa nel Paese: quindi ho visto il peggioramento,
il deterioramento della situazione in Siria, in particolare nel nord, ovviamente nell’area
in cui operiamo noi e cioè Idlib e Aleppo. La situazione è drammatica, perché c’è
stato un imbarbarimento del conflitto sicuramente, ma anche un peggioramento delle
condizioni di vita delle persone: il fatto che manchi la corrente da ormai più di
sei mesi, il fatto che l’acqua non sia potabilizzata, il fatto che i bambini non vengano
vaccinati da ormai due anni rende tutto molto più complesso e più difficile. Io credo
che ci voglia un intervento massiccio dal punto di vista delle organizzazioni internazionali
per far sì che si eviti il peggio quest’estate.
D. - Voi denunciate un sistema
sanitario al collasso e dei bisogni che sono immensi. Ecco, quali sono allora i bisogni
di questa popolazione e in che modo si può intervenire?
R. - Uno dei problemi
grossi è sicuramente quello delle malattie croniche come il diabete, le ipertensioni,
i problemi cardiovascolari, ma anche i problemi derivati dal fatto che manca, ormai
da due anni, la vaccinazione sul posto. Cresce poi il numero di donne che arrivano
a partorire nei nostri centri e c’è solo un ospedale dei nostri due che garantiscono
i parti cesari, per esempio; e l’altro problema che monta - e le risposte sono scarse
- è quello della salute mentale: il continuare dei bombardamenti e del conflitto ha
portato a un cedimento delle capacità di resistere delle persone. In molti casi vediamo
delle sindromi anche acute di carattere psicologico.
D. - Ci ha descritto
molte difficoltà, ma c’è anche un problema di sicurezza per quanto riguarda i vostri
operatori?
R. - Sicuramente e questo non è cambiato! Certamente il problema
della sicurezza è un problema da tenere in considerazione. Quello che ci protegge
sicuramente non sono né i caschi né altre protezioni fisiche: è il lavoro quotidiano
che si fa con le persone e che, in qualche maniera, fa accettare la presenza internazionale
di organizzazioni come la nostra.
D. - Ogni giorno facciamo un resoconto dalla
Siria con moltissime vittime, tra di loro soprattutto i bambini. Si sta quasi cancellando
una generazione in quel Paese…
R. - Molti bambini scappano o riescono a rimanere
all’interno dei campi profughi; alcuni rimangono vicini a papà e mamma, sotto un conflitto
che non risparmia nessuno, e ovviamente sono vittime dirette, direi vittime due volte
perché la pressione psicologica su di loro è inaudita: il continuo bombardamento porta
al fatto che questi bambini soffrano di disturbi notturni e che siano le vittime principali
di questa infinita guerra.
D. - C’è un’immagine che, più di altre, l’ha colpita
in questo suo viaggio in Siria?
R. - Sì: il fatto che in una rapida sequenza
tre bambini sono venuti alla luce in un posto disperato come quello… Sono stati accolti
sia dal team locale che dai genitori in maniera festosa. Questa è stata una cosa molto
bella proprio per la sequenza rapida in cui questi bambini sono venuti al mondo ed
è un momento anche di speranza per il team che così ha fatto una pausa tra un ferito
di guerra e un altro…
D. - In conclusione le chiedo se c’è un appello che Medici
senza Frontiere vuole lanciare per questo Paese?
R. - Sì, due appelli. Il primo
è quello che effettivamente si abbia la possibilità, per gli operatori umanitari,
di non essere vittime di questo conflitto, quindi si possa passare da una zona all’altra
del Paese con più facilità. L’altro è a tutti quelli che ci ascoltano: il fatto che
in questo momento siamo concentrati in questa crisi molto, molto grossa e dispendiosa
fa sì ci sia effettivamente la necessità di risorse sempre maggiori. Quindi, da un
lato, servono sicuramente delle risorse a Medici senza Frontiere e, dall’altro, auspichiamo
che ci siano più organizzazioni che vogliano condividere con noi questo cammino difficile.