La Commissione Ue: chiudere la procedura per deficit eccessivo verso l'Italia
La Commissione Ue ha raccomandato la chiusura della procedura per deficit eccessivo
nei confronti dell'Italia. Ma la situazione non è sotto controllo in tutti i Paesi
dell'Unione. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Da una parte
Roma, che entra nel club dei più virtuosi di Eurolandia. Dall’altra Paesi come Francia,
Spagna, e addirittura Olanda, che non ce la fanno a risanare i propri conti, tanto
da chiedere – ed ottenere – altri due anni di tempo da parte della Commissione Europea.
Un risultato ottimo, dice Barroso, per gli italiani, ma non è tempo per rilassarsi,
visto che il debito pubblico è ancora elevato e la crescita debolissima. La procedura
per deficit eccessivo era stata avviata nel 2009 nei confronti dell'Italia. All'epoca
il disavanzo del paese aveva raggiunto un picco del 5,5% del Pil, per poi ridursi
progressivamente fino a toccare nel 2012 la soglia del 3%, il limite massimo consentito
dal Patto di Stabilità. Il risultato dovrebbe tramutarsi, a questo punto, in risorse
per 12 miliardi di euro. Ma la situazione non è positiva per tutti: lanciato un avviso
al Belgio che non ha ancora ''preso misure effettive'' e raccomandata l'apertura di
una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti di Malta. In Germania,
invece, è la disoccupazione che preoccupa: in maggio il numero dei senza lavoro è
cresciuto di 21mila unità. Per Parigi l’invito ad avviare da quest’anno la riforma
delle pensioni. Piccata la reazione del presidente Hollande: “la Commissione Ue –
dice – non deve dettarci ciò che dobbiamo fare”.
L'Italia resterà in recessione
per tutto il 2013: è quanto afferma l’Ocse. Il Pil comincerà a crescere nel 2014,
ma solo dello 0,4%. La disoccupazione, però, continuerà a salire anche l’anno prossimo
fino ad arrivare al 12,5%. Sulla decisione della Commissione europea di chiudere la
procedura per deficit eccessivo verso l'italia, Emanuela Campanile ha sentito
l’economista, Stefano Zamagni:
R. – Questo
esito va salutato come una notizia buona perché per noi italiani significa tre cose.
Primo, un aumento di reputazione a livello europeo; sappiamo tutti come l’Italia veniva
considerata fino a tempi recenti. Secondo, l’uscita dalla procedura di infrazione
significa che l’Italia potrà sbloccare, utilizzare, diversi miliardi per opere di
tipo infrastrutturale, soprattutto investimenti, finalità, per l’occupazione. Ma questo
risultato non sarà immediato, bisognerà attendere sei mesi. Terzo risultato importante:
è vero che si parla di aumento dell’Iva ma questo è un fatto contingente perché il
vantaggio di cui ho parlato adesso si materializzerà soltanto fra sei mesi e nel frattempo,
poiché è stata sospesa l’Imu sulla prima casa, è evidente che per mantenere inalterati
i saldi bisognava compensare in questa forma. Comunque, la cosa importante è che questa
promozione potrebbe segnare un’inversione di tendenza. Da questo punto di vista, per
dire le cose come stanno, Francia e Spagna, per non parlare di Portogallo e Grecia,
sono messe molto peggio di noi. Noi, infatti, ormai siamo in vista di un superamento
definitivo dei nostri problemi, perché ridurre il deficit sotto il 3%, come imposto
dal trattato di Maastricht, vuol dire che l’Italia, senza chiedere aiuti straordinari,
all’Europa è riuscita con le sue sole forze a calmare la pressione che arrivava dai
mercati speculativi. In conclusione, si tratta di una boccata d’ossigeno importante
che come tale va accolta con favore. Al tempo stesso però non possiamo cullarci sugli
allori e deresponsabilizzarci. Io mi auguro che il governo voglia prendere questa
occasione per rilanciare, soprattutto sul piano dell’occupazione.
D. – La Commissione
europea però pubblicherà anche le raccomandazioni specifiche per il nostro Paese,
basate su valutazioni molto dettagliate della situazione economica, del bilancio…
R.
– Le raccomandazioni che ci vengono dall’Unione Europea a noi vanno bene, perché sono
raccomandazioni che ci dicono che dobbiamo tagliare i costi della burocrazia, le posizioni
della rendita, tutte cose di per sé valide. Le raccomandazioni non riguardano le modalità
di attuazione delle riforme strutturali, questa sarebbe una violazione del principio
di sovranità nazionale. Quindi, abbiamo margine di manovra. L’Unione Europea dice:
smettete di aumentare i costi della politica, soprattutto della burocrazia, della
finanza speculativa e così via. Sono raccomandazioni che non possono che essere accolte
con favore anche dai nostri governanti. Ovviamente ci sono margini di negoziazione,
questo è evidente.