2013-05-30 16:59:33

Convegno sulla pastorale della salute a Trento


“Un convegno pastorale dal titolo “La cura spirituale del sofferente”, si è tenuto nei giorni scorsi a Trento nell’aula magna del Seminario. Organizzato dall’arcidiocesi trentina, ha visto gli interventi di mons. Lauro Tisi, Vicario generale, e dello psichiatra ed esorcista don Primo Martinuzzi, rettore del Santuario del Serrone in provincia di Frosinone. L’ha seguito per noi Mariangela Brunet:RealAudioMP3

"Il Cristianesimo è la religione del curare non del guarire… “ ebbe a dire mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo ausiliare di Roma, incaricato per la Pastorale diocesana della salute, ad un recente Convegno. Semmai è Dio che guarisce le ferite fisiche e morali. Di questo si è parlato a lungo anche al Convegno di Trento, dove è emerso che prendersi cura della persona sofferente consiste nell’accompagnarla ad attraversare il dolore, aiutandola a dargli un nome e soprattutto a trovarne il senso, il significato. Ma quale significato?
Conferma don Primo Martinuzzi : “La persona, secondo l’antropologia cristiana non è solo corpo fisico, come vorrebbe sostenere la visione materialista e nichilista attuale, ma anche psiche ed anima. Perciò c’è vero ben-essere, non solo quando la salute, lo star-bene interessa il corpo, ma anche e soprattutto quando si rivolge all’interiorità della persona.” In realtà non c’è nulla come il dolore che può distruggere questo star-bene. Per questo al dolore si dà sempre una connotazione negativa. Invece esso, aggiunge mons. Lauro Tisi ,“ da portatore di distruzione, suo malgrado, può diventare ambito di vita, rappresentando in tal modo non una deprivazione ma una maggiorazione.” In che modo?
“Il cristiano sa che è nato sul Calvario, approfondisce ancora mons. Tisi, il monte del dolore, da luogo di morte è diventato luogo di vita e di creazione, perché qui è avvenuta una donazione di sé, di amore senza condizioni, gratuito, da parte di Gesù Crocefisso per noi, per la nostra salvezza, cioè per il nostro benessere, per la nostra guarigione a tutti i livelli.” Il modello di uomo che sa soffrire è proprio Lui, Gesù, non a caso chiamato da Pilato, suo malgrado, “Ecce homo”. Gesù ci ha indicato la strada su come vivere il dolore: trasformandolo in dono. “Perciò anche per chi vuol essere discepolo di Gesù, continua il Vicario, il dono di sé, non è compiere opere pie, ma offrire, sul suo esempio, la propria vita, il proprio dolore, a Dio a beneficio del riscatto di altri.” Così la cura spirituale del sofferente consiste nell’accostamento delicato, premuroso, in punta di piedi, per scendere nell’Io profondo della persona incontrata, e con lei compiere il viaggio di offerta di sé e del proprio dolore. Questo genera benessere, salvezza, salute, perché libera dall’occuparsi di sé e ci guarisce nell’anima dallo sconforto, dalla sfiducia, dalla disperazione, e dall’angoscia esistenziale del non-senso.

(Da Trento Mariangela Brunet per la Radio Vaticana)







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