Madagascar. Appello dei vescovi per le presidenziali: pensare al bene comune
Si terranno il 24 luglio le elezioni presidenziali in Madagascar: un appuntamento
importante in vista del quale la Conferenza episcopale ha lanciato un appello al termine
della Plenaria straordinaria, conclusasi il 24 maggio. “Le prossime votazioni – si
legge nel documento finale dei lavori, intitolato ‘Dio, benedici la nostra patria
e il Madagascar diventerà una terra di pace e di gioia’ – sono un’espressione della
sovranità nazionale, perciò chiediamo che i cittadini possano esprimere liberamente
la loro scelta e che i risultati non vengano manipolati”. Quindi, rivolgendosi direttamente
ai candidati alla guida del Paese, i vescovi malgasci ribadiscono: “Il bene comune
e il rispetto della persona siano al centro dei vostri discorsi e delle vostre azioni
durante la campagna elettorale; la demagogia non prenda piede; mantenete le promesse
e siate persone degne di fiducia”. Nell’ottica di dare nuova vita a “valori ancestrali
come la riconciliazione e i buoni rapporti interpersonali”, la Chiesa del Madagascar
evidenzia l’urgenza di “una nuova governance della nazione e dell’uso delle ricchezze
del Paese a vantaggio di tutti”, perché solo così “il Paese diventerà indipendente
e potrà progredire”. Non sono poche, infatti, le difficoltà che i vescovi elencano
nel loro documento: la miseria, il divario tra ricchi e poveri, le famiglie divise,
la corruzione, l’insicurezza, “un clima generale di violenza che non cessa di crescere”.
Inoltre, i vescovi malgasci puntano il dito contro “l’ingerenza degli stranieri negli
affari del Paese, dovuta alla mancanza di una volontà politica ed all’assenza di un
sentimento patriottico tra i dirigenti”. Di qui, l’invito a tutte le persone di buona
volontà a perseguire le vie della riconciliazione, anche perché la Chiesa “Madre e
Maestra ha il dovere di mettere in guardia contro tutto ciò che porta alla deriva,
per incoraggiare a percorrere il giusto cammino”. Infine, i presuli esortano i giovani
a “diventare persone responsabili per costruire una nazione prospera”. Il documento
episcopale si conclude, quindi, con una preghiera per la pace in cui si chiede al
Signore di aiutare gli uomini a “conoscere la giustizia, unica fonte di pace”.
(A cura di Isabella Piro)