2013-05-29 13:58:56

La Papua Nuova Guinea ripristina la pena di morte. Contrari i vescovi


Lo Stato-arcipelago di Papua Nuova Guinea nel Pacifico, uno dei Paesi piu' poveri al mondo, ha ripristinato la pena di morte per omicidio, stupro aggravato e rapina a mano armata. Il parlamento di Port Moresby ha anche abrogato una controversa legge sulla stregoneria, che offriva forti attenuanti per crimini violenti se l'accusato agiva per fermare atti di stregoneria. Il voto a larga maggioranza fa seguito a una serie di stupri di gruppo, anche di donne straniere, e di raccapriccianti torture e uccisioni di donne accusate di stregoneria, una credenza tuttora diffusa nel Paese. La pena capitale, con impiccagione, sedia elettrica, iniezione letale o fucilazione, si estende a casi gravi di corruzione e puo' essere applicata anche alla coltivazione di marijuana. I vescovi della Papua Nuova Guinea e Isole Salomone avevano ribadito il loro “no” alla pena di morte, Come ha riferito a Fides una nota di padre Victor Roche, segretario generale della Conferenza episcopale, la Chiesa locale aveva offerto al dibattito pubblico tre ragioni per rifiutare la pena capitale. La prima è che è contro la Bibbia e contro i principi cristiani, contro il comandamento “Non uccidere”. Poiché Dio è l'autore della vita “né la magistratura né il governo hanno il potere di togliere la vita a qualcuno”. La seconda ragione è che “la pena di morte non ha fatto diminuire il tasso di criminalità nei Paesi in cui viene utilizzata e la Papua Nuova Guinea non farà eccezione”. “Migliorare il sistema di giustizia e dare la certezza della pena sono deterrenti anche migliori per il crimine”, notano i vescovi. In terzo luogo, la Chiesa chiede: “Chi giustizierà i criminali condannati a morte in Papua Nuova Guinea? Saranno connazionali o alcuni stranieri pagati? Se saranno nostri concittadini, potrebbero aver luogo uccisioni per vendetta contro la famiglia dei carnefici”, dunque questo provvedimento potrebbe “far scoppiare lotte tribali”, a danno dell’armonia nella società. Dal canto suo Amnesty International ha condannato il ritorno alla pena di morte in Papua Nuova Guinea come una maniera ''orribile e repressiva'' oltre che''controproducente'', di combattere il crimine. (R.P.)







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