Calabria: funerali di Fabiana. Don Rigoldi: educare i giovani al rispetto reciproco
Nessuna foto di Fabiana Luzzi è stata affissa dentro o fuori il palazzetto dello sport
di Corigliano Calabro, dove ieri si sono celebrati i funerali della sedicenne uccisa
venerdì scorso da Davide, il suo ragazzo, ancora minorenne. E' stato questo il volere
dei familiari in occasione della cerimonia funebre, in ossequio alle usanze dei testimoni
di Geova cui appartengono. E mentre ieri c’è stato un lungo applauso in aula alla
Camera, e i deputati si sono alzati in piedi per ricordare la giovane, il ministro
per le Pari opportunità, Josefa Idem, ha voluto essere presente ai funerali. Non si
si placa intanto nell’opinione pubblica l’orrore suscitato da questo delitto. Adriana
Masotti ha chiesto a don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorire
di Milano "Beccaria", come si possa spiegare tanta violenza, perpetrata in questo
caso da un giovane poco più che adolescente:
R. – Gli adolescenti,
per definizione, sono alla ricerca della propria identità, hanno bisogno di sapere
com’è che devono vivere, respirano il senso o la direzione delle loro scelte a partire
dalla famiglia, ma anche dalla cultura che trovano nel proprio paese, nella scuola
che frequentano… Certo, è che la relazione, il dar valore agli altri è una competenza
di assoluta necessità, perché se gli altri sono dei vicini di strada, ma non sono
i miei potenziali amici, succede che c’è diffidenza, che c’è distanza, e qualche volta
c’è addirittura violenza. Poi, in certe culture c’è anche una certa idea di che donna
uno deve avere: mia moglie o la mia fidanzata è come me? Ha una uguale dignità, ha
uguale diritti? Mi pare che in certe culture la donna è decisamente quella che mi
deve rispetto e, se io le dò affetto o vicinanza, deve essere sottomessa o comunque
a mia disposizione. Questa è un’altra cultura assolutamente fasulla che si respira
e che è da sconfiggere! Però, come sempre, si sconfigge un male proponendo un bene:
il bene della relazione, il bene degli altri che sono miei fratelli e mie sorelle
potenziali. La relazione con gli altri deve essere la sostanza dell’educazione che
noi offriamo ai nostri figli, in ogni posto – nella parrocchia, in casa, nella scuola
– e invece oggi non è per niente un tema fondamentale di educazione. Il contrario,
purtroppo, lo è: l’individualismo. Un disastro!
D. – Ciò che inquieta anche
di questi fatti è il rapporto stretto che nasce spesso tra giovanissimi. Ma è giusto
parlare, anche da parte dei mass-media, di fidanzato, fidanzata a 15, 16, 17 anni.
Questo confondere l’amore col possesso è sempre più frequente…
R. – Sì. Questo
è veramente un disastro, perché io ho visto dei bei ragazzi e delle belle ragazze
che, a un certo punto, si staccano dal gruppo, fanno questo fidanzamento – chiamiamolo
così – che diventa, qualche volta, molto asfissiante. Diventa proprio una specie di
castrazione, nel senso che i ragazzi perdono l’aspetto di una persona che allarga
il proprio respiro, che ha tante amicizie, che si impegna in imprese di qualunque
tipo, siano di cultura, di volontariato, di sport, di divertimento… Invece, questa
idea che essere una coppia, l’"avere la donna", con tutto quello che è annesso, sia
un esodo felice per un adolescente è assolutamente balordo. Aver tante amicizie, quello
sicuramente lo è.
D. – Si fanno tanti discorsi quando succedono queste cose.
Si dice: ma la famiglia, dov’era? Non ha visto? E gli amici? Insomma, lei parla più
in generale di una società, di una cultura, però, dove i giovani crescono e quindi
è su quella che bisogna intervenire per prevenire queste cose?
R. – Guardi,
io credo che ci sia una parola magica, che è veramente magica e che deve essere fondamentale
nell’educazione e si chiama “capacità di relazione”, il dar valore agli altri. Poi,
ci sono tutte le competenze: quelle tecniche, quelle scolastiche, quelle sportive,
tutte quelle che si vuole… Ma questo dire “gli altri sono i tuoi fratelli”… Quando
Gesù Cristo ci ha detto di volerci bene, non era soltanto una norma etica: dava una
norma sostanzialmente educativa, di crescita e di benessere delle persone. Io credo
che la fede sia anche questa roba qui. Bisognerebbe che i nostri educatori – tutti
– mettessero questa capacità proprio di dar valore agli altri, di accettarne le diversità
e qualche volta anche i limiti: questo deve diventare la radice della nostra educazione.
Andando in giro a parlare con molti gruppi cattolici, questa cosa qui, invece, non
è vero che sia centrale. Questo noi lo dobbiamo assolutamente rilanciare. E poi, che
questo ragazzino fosse veramente con questa ragazza, accettandone la dignità, la persona…
Piuttosto, è uno che stava usando qualcun altro: se l’avesse guardata, vista veramente,
non veniva fuori questo odio, questo rancore. Poi, ho il sospetto che in questi ambienti,
dove ancora tutto sommato c’è l’onore – il famoso onore del maschio nei confronti
della femmina – anche su questo aspetto bisognerebbe pensarci su un po’ bene e smontare
questa mentalità. Noi abbiamo una bella gioventù in giro, ma certo hanno bisogno che
qualcuno voglia loro bene, che li ascolti veramente e dica loro le cose che sono preziose.
Ci sono, ci sono: non sono giovani perduti i nostri, per niente. Sono una bella gioventù,
ma certo che di maestri ne trovano pochini, eh...