2013-05-27 14:47:51

Medio Oriente: gli Usa annunciano aiuti all'economia palestinese


Un’iniziativa che rilancia il ruolo degli Stati Uniti come primo mediatore nella crisi israelo-palestinese. Si tratta del piano da 4 miliardi di dollari, annunciato dal segretario di Stato Usa, John Kerry, domenica al Forum economico mondiale tenutosi in Giordania, per rilanciare l’economia palestinese, soprattutto nel settore turistico. Per un commento su questa iniziativa, Giancarlo La Vella ha sentito Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. – L’annuncio di questo piano, che è coordinato con il Quartetto di mediatori per il Medio Oriente, è un segnale che l’amministrazione Obama vuole lanciare soprattutto alla società palestinese, per dire che l’intenzione è quella di fare sul serio in questo processo di pace. E’ un modo per far ripartire soprattutto la fiducia.

D. – Per la buona riuscita di questo piano, e quindi la destinazione effettiva proprio nel campo turistico, ci vorrà in qualche modo anche la collaborazione israeliana?

R. – Questo sicuramente sì. Sono tutti investimenti che hanno un senso nel momento in cui il contesto è quello di un rapporto di pace, che renda facile anche il transito delle persone, soprattutto attraverso i varchi. Però stiamo parlando soprattutto di infrastrutture, per cui è comunque un investimento che vale anche di per sé, perché crea lavoro, crea una situazione in cui ci possono essere buone prospettive di crescita, anche all’interno della società palestinese. Per cui è soprattutto un’iniezione di speranza di fronte ad una situazione che, però – non dimentichiamolo – rimane piena di incognite, perché è un processo di pace che riparte da posizioni che sono, tra loro, molto distanti. Io credo che sia soprattutto un segnale per vincere lo scetticismo in casa palestinese. Questo è un modo per dire che, comunque, l’amministrazione Obama ha intenzione di riprendere sul serio il ruolo di mediatore in questa questione.

D. – Un ruolo nuovo, quindi, per gli Stati Uniti in Medio Oriente. Ci potrebbe essere, però, l’effetto negativo di quanto sta avvenendo fuori da Israele e dai Territori? Mi riferisco innanzitutto alla situazione siriana.

R. – E’ una situazione in grande fermento, però paradossalmente potrebbe invece anche essere qualcosa che spinge in direzione almeno di una stabilizzazione del contesto mediorientale, nel senso che anche tutti i giochi delle alleanze vanno riformulandosi nel nuovo scenario che si sta aprendo in Medio Oriente, anche intorno a questo drammatico conflitto che si combatte in Siria. Nello scontro, insomma, tra sunniti e sciiti, ad esempio, l’asse tra l’Arabia Saudita e l’Egitto si va rafforzando: l’isolamento dell’Iran gioca a favore anche di una trattativa in Medio Oriente e Kerry sta cercando di sfruttare questa situazione nuova, tenendo presente, però, che la distanza tra questo tipo di approccio e quello del governo israeliano di Netanyahu rimane enorme. Per cui è un processo di pace che forse ripartirà, però ripartirà comunque tutto in salita.

Ultimo aggiornamento: 28 maggio







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