Ilva. Mons. Santoro: il governo salvaguardi i posti di lavoro e risolva il problema
inquinamento
Settimana cruciale per il futuro dell’Ilva. Ieri il Garante dell'Autorizzazione integrata
ambientale ha incontrato i sindacati mentre i vertici dell’azienda sono stati ricevuti
al Ministero dello Sviluppo economico: possibile l’amministrazione straordinaria.
Oggi vertice a Palazzo Chigi: il premier Letta si dice preoccupato. L'amministrazione
Riva intanto ha impugnato il sequestro di 8,1 miliardi, deciso nei giorni scorsi dai
magistrati perchè, dice, mette a rischio la continuita' aziendale. L’arcivescovo di
Taranto, mons. Filippo Santoro, chiede al governo di salvaguardare i posti
di lavoro e trovare una soluzione al problema dell’inquinamento, come sentiamo nell’intervista
di Debora Donnini:
R. - Noi dobbiamo
fare tutto il possibile perché l’Ilva non si fermi. Sarebbe una convulsione sociale
di dimensioni straordinarie: oltre ai 20 mila qui a Taranto, andrebbero disoccupati
altri 20 mila ed il ciclo dell’industria italiana sarebbe toccato. Ma quello che più
mi preoccupa è proprio la condizione delle famiglie in questo tempo di crisi, perciò
dobbiamo sostenere la speranza delle persone. Quindi, chiedo che il governo faccia
tutto lo sforzo possibile per salvaguardare i posti di lavoro ed al tempo stesso trovare
anche una soluzione al problema dell’inquinamento, perché se si mettono in atto le
indicazioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA), è possibile che ci siano
segni effettivi di miglioramento dell’ambiente e della situazione.
D. - Si
sta facendo qualcosa dal punto di vista ambientale?
R. - Dal punto di vista
ambientale qualche segno positivo si vede. Senza andare nelle grandi analisi, vedo
che sul terrazzo di casa mia, nella città vecchia ben vicino all’Ilva, mentre prima
l’acqua era costantemente sporca e nera per le emissioni, adesso almeno questa situazione
è migliorata sensibilmente. Da settembre in poi i segni ci sono per quanto riguarda
questo. E’ chiaro che poi ci sono da fare tutti gli adeguamenti degli impianti per
le emissioni più sottili, ma secondo me è possibile insistere su un rigoroso adeguamento.
D. - Il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, oggi ha
chiesto che prima di prendere qualsiasi decisione irrevocabile sull’Ilva, si attenda
il piano della Commissione, che sarà approvato l’11 giugno, per scongiurare la chiusura
degli impianti e la perdita di migliaia di posti di lavoro…
R. - Mi sembra
una cosa saggia: non possiamo prendere decisioni affrettate in questo momento. E’
chiaro che si tratta di provvedimenti che dovevano essere presi negli anni passati.
Io sono qui da appena un anno e mezzo e mi sono trovato nella fase esplosiva di tutta
la vertenza, ma una fretta che in questo momento mette a rischio la fabbrica, è una
cosa che deve essere considerata. Bisogna fare tutti gli sforzi possibili perché questa
difesa dell’ambiente e del lavoro possa continuare.
D. - Come Chiesa e lei
come arcivescovo di Taranto, cosa state facendo, come state vicino alla gente?
R.
- Sin dall’inizio ci siamo mossi per offrire speranza a tutti. Appena scoppiato il
caso abbiamo fatto una fiaccolata ed una grande veglia, poi abbiamo seguito costantemente
tutte le varie fasi, senza contare la vicinanza alle persone che vedono messo a rischio
il posto di lavoro e che vengono a parlare con il vescovo perché sia difesa la situazione
occupazionale. Allo stesso tempo, un sostegno a tutte le associazioni che difendono
la salute, sia per gli ammalati di cancro, sia per gli ammalati di leucemia, cioè
una vicinanza alle persone. Io operativamente ho messo in campo un Vicariato episcopale
per la difesa del lavoro e dell’ambiente: c’è un gruppo al lavoro, è una prospettiva,
ma tutto dipende da una decisione presa dal governo: cosa volete fare dell’Ilva? Volete
che continui o no? Il nostro orientamento è che a questo sia data una risposta positiva
e noi mettiamo in atto tutte le iniziative possibili per essere vicini alla gente,
far sapere loro che non sono soli, sono insieme con il vescovo e con la Chiesa.