Card. Sandri in Libano:"Porto il messaggio di amore, pace e speranza del Papa"
"Violenze e abusi in Siria hanno ormai raggiunto dimensioni orribili". E' l'ultima
denuncia della leader del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi
Pillay, che lunedì ha aperto a Ginevra le sessioni annuali del Consiglio. E sulle
grandi sofferenze tra i siriani testimonia anche il cardinale Leonardo Sandri,
prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali che si è recato in Medio Oriente
anche per portare alle popolazioni la vicinanza del Papa. Hélène Destombes
lo ha intervistato:
R. – Ho portato
a tutti i vescovi, di tutte e quattro le Chiese che ho visitato, un messaggio di pace,
di speranza, che mi ha dato personalmente Sua Santità Francesco, e che ho trasmesso
con tutto l’amore che lui ha per queste popolazioni e per queste regioni e con tutto
il dolore che lui ha, vedendo tutte queste sofferenze. E ho potuto fare la stessa
cosa anche con i rifugiati, che ho visitato nel loro campo, vicino alla frontiera
con la Siria - rifugiati siriani - e con una famiglia cattolica, che è venuta all’Episcopio
a salutarmi. Il messaggio del Papa, quindi, è stato quello di vicinanza, di augurio,
perché veramente sia posta la parola “fine” a questa guerra, per la quale Lui prega
e soffre.
D. – Questa visita al campo dei rifugiati siriani domenica è stata
un momento molto forte...
R. – Siamo tutti veramente molto toccati: vedere
tutti questi bambini che soffrono situazioni di esilio, di povertà, senza i servizi
igienici. Per me è stato un grande momento di partecipazione al loro dolore e loro
hanno sentito il dolore e la partecipazione del Papa. Ho visto che manca tutto. Quindi,
se attraverso la radio qualcuno può sentirmi: non ci sono medicinali, soprattutto
per le donne, per le donne incinte e per i bambini. Quello che, dunque, si può fare,
che si faccia attraverso la Caritas Libano.
D. – Durante questa visita ha lanciato
pure un appello in favore della liberazione dei due Metropoliti di Aleppo, che sono
stati rapiti un mese fa circa...
R. – Sì, l’ho fatto con tanto sentimento.
Conosco uno di loro, Ibrahim, il vescovo siro-ortodosso di Aleppo; si sentono voci,
secondo cui ora stanno bene, ora stanno male. Per piacere, signori che li avete rapiti,
restituiteli alle loro Chiese, alle loro patrie, alle loro diocesi, e questo sarà
un gesto che vi onorerà e che vi darà certamente la benedizione di Dio.
D.
– Ha potuto sentire in Libano tutta la tensione che pesa su questo Paese, legata al
conflitto in Siria?
R. – Sì, certamente, qui si vive una grande tensione e
ci sono alcuni segni di violenza. ma tutto è dominato da una grande speranza. Tutti
gli ambienti che ho visitato - cattolici, cristiani, dei vescovi-ortodossi, dei laici,
di religiosi e religiose - non fanno altro che chiedere che non venga la guerra in
Libano, che vinca la pace. Quindi nonostante la tensione presente, c’è soprattutto
una grande fiducia in Dio e nella Madonna. Dovresti vedere il pellegrinaggio qui,
a Nostra Signora di Harissa, di tanta gente, di giovani, alcuni scalzi, che salgono
a Notre Dame du Liban, per chiedere pace, per chiedere per il Libano, per chiedere
per la Chiesa, per il Papa, per tutto il mondo.