Bologna. Referendum scuole paritarie. P. Ciccimarra (Agidae): "Libertà nell'educazione"
Secondo i dati del Comune di Bologna, aggiornati alle ore 12, è pari all’8.47% degli
aventi diritto l’affluenza al voto per il referendum sul futuro della Convenzione
comunale che oggi destina poco più di un milione di euro verso Istituti privati. La
consultazione è stata promossa dal Nuovo Comitato Art.33, che riunisce realtà della
società civile e legate all'area laica e che questa mattina ha denunciato problemi
nelle operazioni di voto, a causa di lacune da parte dell’amministrazione centrale.
A padreFrancesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae, l'Associazione
gestori Istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, Massimiliano Menichetti
ha chiesto cosa ci sia in gioco con questo referendum:
R. – Il tema
è se il nostro Paese voglia una libertà dell’educazione, una libertà delle scuole,
che possano organizzare anche diversificate proposte formative e culturali nell’ambito
delle Regioni, dei Comuni e così via. Ora, togliere alle scuole dell’infanzia i contributi
per il loro funzionamento, mi sembra un’idea non solo anacronistica ma contro la libertà
di scelta delle famiglie.
D. – Chi sostiene questo referendum in sostanza
dice: sono soldi che vengono tolti alla scuola pubblica. In realtà, così non è...
R.
– Dobbiamo essere molto chiari: le nostre scuole sono scuole pubbliche, come stabilisce
la legge. Confondere scuola paritaria con scuola privata è un errore di fondo. La
nostra è una scuola che rilascia titoli legalmente validi, che usufruisce di personale
docente con titoli legalmente validi per lo Stato, e su ogni tipo di problematica
di livello sono esattamente sullo stesso piano delle scuole statali. L’assunto di
togliere alla scuola statale o alla scuola pubblica dei contributi è fuorviante.
D.
– Quando, oltretutto, con le scuole paritarie c’è un costo anche inferiore...
R.
– C’è il risparmio dello Stato, perché una nostra scuola costa un quarto rispetto
alle scuole statali.
D. – Chiaramente, ognuno si orienterà come meglio crede,
ma qual è il criterio per far riflettere chi si recherà a votare per questo referendum?
R.
– Il nostro Paese e quindi, in questo caso, anche il Comune di Bologna non può omettere
di salvaguardare il principio della pluralità delle risposte formative, dell’offerta
formativa, negando quindi alle famiglie il diritto di scelta. Questo è un bene che
riguarda tutta la nostra comunità. Tornare, quindi, indietro, mentre l’Europa corre
in avanti, mi sembra veramente una follia.