Repubblica Centrafricana, comunità cristiane attaccate dai ribelli
Nella Repubblica Centrafricana, anche le comunità cristiane risentono pesantemente
del clima di violenza diffuso da tempo nel Paese. In particolare, alcuni cristiani
sono stati picchiati, legati e costretti a consegnare denaro per avere salva la vita.
La notizia di queste azioni portate avanti da miliziani ribelli è giunta alla Fides
da un pastore di una chiesa locale, che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza.
Già nei mesi scorsi, alcuni cristiani sono stati uccisi o feriti. I ribelli in alcuni
casi sono andati in cerca di sacerdoti e altri lavoratori cristiani, mentre luoghi
di culto e proprietà private vengono attaccate e saccheggiate. Molti cristiani – prosegue
una nota arrivata a Fides – hanno abbandonato le loro case in campagna e sono troppo
spaventati per tornare. Complessivamente, oltre 200 mila persone sono sfollate, mentre
49 mila rifugiati sono stati registrati nei Paesi limitrofi. Il 10 maggio scorso,
Human Rights Watch (Hrw) ha pubblicato un rapporto che cita “gravi violazioni” commesse
dai ribelli Seleka contro i civili, come saccheggi, esecuzioni sommarie, stupri e
torture. Tra gli episodi citati, un raid in una chiesa nella capitale Bangui, uno
dei primi obiettivi dei ribelli Seleka, quando sono entrati in città. Hrw racconta
anche dell’attacco contro un corteo funebre a Bangui il 13 aprile scorso, quando le
forze Seleka hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo un leader cristiano. “La
crisi del Centrafrica è ignorata dai mass media e la popolazione si sente abbandonata
dalla comunità internazionale”, notano i leader cristiani locali. La scorsa settimana,
l'inviato delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana, Margaret Vogt, ha invitato
il Consiglio di sicurezza a prendere in considerazione il dispiegamento di una forza
di sicurezza per “contenere l'attuale stato di anarchia”, chiedendo l'imposizione
di sanzioni contro i ribelli, accusati di gravi violazioni dei diritti umani. (D.M.)