Bologna. Domani referendum su fondi a scuole paritarie. Il sottosegretario Galletti:
uno scontro ideologico
Ultimo giorno di campagna elettorale a Bologna per il referendum di domani sui fondi
comunali alle scuole paritarie dell'infanzia, promosso dal Nuovo Comitato Art.33.
Ridimensionata a causa del maltempo la festa organizzata per questo pomeriggio in
Piazza Maggiore dalle associazioni contrarie al taglio dei finanziamenti agli istituti
non statali. Per il ministro per la Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, convinta
che "il sistema delle paritarie è fondamentale per assicurare il servizio scolastico
ai bambini e ai ragazzi. Alessandro Guarasci ha sentito il sottosegretario alll'Istruzione
Gianluca Galletti
R.
– Potremmo cadere nella tentazione di parlare solo dei problemi economici, che esistono,
perché oggi la scuola materna, parificata, a Bologna, assorbe 1736 posti, quindi dà
risposta a 1736 famiglie, con un costo di un milione di euro. Se quei 1736 posti fossero
assorbiti dal Comune con la scuola materna comunale, costerebbero al Comune oltre
10 milioni di euro, soldi, risorse, che il Comune non ha. Ma la cosa che mi preoccupa
di più è il messaggio culturale, perché verrebbe meno la possibilità per le famiglie
di scegliere la proposta educativa che ritengono più opportuna per i propri figli
e verrebbe meno il principio di sussidiarietà, principio in cui io credo fortemente.
D. – Ma in questo momento, secondo lei, si sta giocando una battaglia politica
essenzialmente?
R. – Io più che politica la definirei proprio ideologica. C’è
ancora chi pensa che la sussidiarietà sia un valore cattivo e si tenta di farlo anche
in maniera scorretta. Quindi è proprio uno scontro solo di tipo ideologic. Devo dire
che invece la politica ha risposto in maniera compatta, perché in questa città le
principali forze politiche – Udc, il mio partito, Pd e Pdl – sono compatti nel sostenere
il ‘no’ ai quesiti referendari, quindi la lettera b.
D. – C’è il rischio che
se dovesse passare questo referendum, qualche altro Comune, in Italia, potrebbe decidere
magari di togliere i finanziamenti alla scuola paritaria?
R. – Io questo pericolo
lo vedo. Una battaglia ideologica, come quella che stanno conducendo coloro che hanno
promosso il referendum, potrebbe trovare sponda anche in altri Comuni. Per questo
io mi auguro che domani i cittadini di Bologna rispondano compatti, respingendo la
proposta dei referendari, lasciando quindi inalterato la gestione delle scuole materne,
che a Bologna funziona. Le famiglie bolognesi trovano una risposta al cento per cento
di copertura del servizio. Vuol dire che tutte le famiglie di Bologna trovano posto
nella scuola materna. Oltretutto è una scuola materna che, grazie alla competizione
fra quella gestita direttamente dal Comune o dallo Stato e quella gestita dal privato,
ha anche un buon livello qualitativo.
A rendere incerto l’esito del referendum,
anche l'incognita dell'affluenza benché essendo consultivo, il referendum non prevede
un "quorum". A padre Francesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae, Associazione
Gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, Massimiliano Menichetti
ha chiesto cosa ci sia in gioco con questo referendum:
R. – Il tema
è se il nostro Paese voglia una libertà dell’educazione, una libertà delle scuole,
che possano organizzare anche diversificate proposte formative e culturali nell’ambito
delle Regioni, dei Comuni e così via. Ora, togliere alle scuole dell’infanzia i contributi
per il loro funzionamento mi sembra un’idea non solo anacronistica, ma contro la libertà
di scelta delle famiglie.
D. – Chi sostiene questo referendum in sostanza
dice: sono soldi che vengono tolti alla scuola pubblica. In realtà, così non è...
R.
– Dobbiamo essere molto chiari: le nostre scuole sono scuole pubbliche, come stabilisce
la legge. Confondere scuola paritaria con scuola privata è un errore di fondo. La
nostra è una scuola che rilascia titoli legalmente validi, che usufruisce di personale
docente con titoli legalmente validi per lo Stato e su ogni tipo di problematica di
livello sono esattamente sullo stesso piano delle scuole statali. L’assunto di togliere
alla scuola statale o alla scuola pubblica dei contributi è fuorviante.
D.
– Quando, oltretutto, con le scuole paritarie c’è un costo anche inferiore...
R.
– C’è il risparmio dello Stato, perché una nostra scuola costa un quarto rispetto
alle scuole statali.
D. – Chiaramente, ognuno si orienterà come meglio crede,
ma qual è il criterio per far riflettere chi si recherà a votare per questo referendum?
R.
– Il nostro Paese e quindi, in questo caso, anche il Comune di Bologna non può omettere
di salvaguardare il principio della pluralità delle risposte formative, dell’offerta
formativa, negando quindi alle famiglie il diritto di scelta. Questo è un bene che
riguarda tutta la nostra comunità. Tornare, quindi, indietro, mentre l’Europa corre
in avanti, mi sembra veramente una follia.