Sbloccato il negoziato per nuove relazioni economiche Ue-Usa
Via libera al negoziato Ue-Usa su commercio e investimenti. L'approvazione da parte
del parlamento europeo della proposta di mandato negoziale alla Commissione ha sbloccato
un processo pensato da tempo che ridisegnerà i rapporti economici. Si tratta di regolamentare
attraverso un unico trattato, e non più affidandosi alle innumerevoli discipline multilaterali,
le relazioni tra due sistemi economici che insieme rappresentano il 50% del Pil mondiale
e il 30% degli scambi globali. Dei termini effettivi del negoziato, e delle potenzialità
in termini di crescita, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Guerrieri:
R. – Quello
che c’è di nuovo è che è aumentata fortemente l’esigenza dell’economia, delle imprese,
di un progetto e un accordo di questo genere. Noi dobbiamo ricordare che Stati Uniti
e Europa, per quanto riguarda soprattutto commercio ma anche investimenti, sono l’area
oggi ancora più ricca e più importante nel mondo. Ma in realtà, più che guardare al
lato tradizionale degli scambi, cioè importazioni e esportazioni, le tariffe, i dazi
come si faceva una volta, quello che interessa di più sono le cosiddette barriere
non commerciali alla possibilità che le imprese investano e operino sia in Europa
che negli Stati Uniti. L’accordo transatlantico è molto importante da questo punto
di vista: potrebbe mirare a rendere sempre più omogenee, se non addirittura uniformare,
queste regole, questi standard amministrativi, che per le imprese sono diventati importantissimi
e che molte volte ostacolano gli investimenti.
D. – In qualche modo, andiamo
verso una sorta di mercato unico, Unione Europea e Stati Uniti? Ma già l’Unione Europea
sta ancora faticosamente costruendo il suo mercato unico interno…
R. – Credo
che a medio e lungo termine l’obiettivo, la finalità, debbano essere così ambiziosi
proprio da pensare a un mercato unico, interno, transatlantico. E’ vero che il mercato
interno unico addirittura in Europa stenta a nascere. Per i prodotti industriali è
un dato di fatto, come sappiamo, ma è sui servizi che il mercato interno europeo è
in larga parte da costruire. Ma questo non vuol dire che non ci sia spazio oggi per
un’iniziativa comune, Stati Uniti ed Europa, che miri proprio a questo: alla possibilità
di creare uno spazio comune europeo e americano dove le imprese si possano muovere
senza dover fare i conti con queste barriere, che sono amministrative, burocratiche,
e nulla hanno a che vedere con l’economia. Teniamo conto che questo è un disegno molto
importante per poter poi fronteggiare la famosa sfida asiatica.
D. – Ci sono
potenzialità di crescita, sembra di capire…
R. – Quando si crea uno spazio
comune di questo tipo, quando si abbattono le barriere, nascono molte potenzialità
e quindi la crescita può venire fuori da questo: cioè, le imprese, per sfruttare queste
potenzialità, investono perché si riorganizzano, perché invece di avere tante sedi
per poter aggirare queste barriere, in realtà razionalizzano la loro organizzazione,
e naturalmente quando si investe si crea domanda, si crea occupazione. Quindi, un’iniziativa
di questo genere crea potenzialità e nel creare potenzialità spinge e incentiva le
imprese a investire. Questo potrebbe essere l’effetto positivo e nulla toglie al fatto
che poi siano necessarie politiche macroeconomiche e tutto quello che sappiamo. Ma
certamente sarebbe una grande spinta alla possibilità per le imprese di una ristrutturazione
e di investimenti per la crescita. E’ avvenuto in Europa esattamente a metà degli
anni ’80, anticipando tra l’altro la creazione del mercato interno europeo, perché
questa spinta avviene addirittura ancora prima che poi si vari ufficialmente un mercato
di questo genere.