Rifugiati e vittime della tratta, nell'accoglienza è in gioco la nostra identità
"Oggi è fondamentale
tornare a riflettere sulla situazione dei rifugiati, e più in generale dei migranti
forzati, perché la cronaca quotidiana ci riferisce di situazioni drammatiche. Basterebbe
pensare a ciò che accade in Siria". Lo sottolineaLaura Zanfrini,
docente di sociologia delle migrazioni all'Università Cattolica di Milano,
in margine alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale dei
migranti e degli itineranti, in corso in Vaticano, alla quale ha partecipato.
L'assemblea è dedicata all'impegno pastorale della Chiesa nel contesto delle migrazioni
forzate. "Sempre più la figura del migrante forzato - spiega la sociologa - si
allontana da quella tracciata dalla Convenzione di Ginevra (1951) e siamo di fronte
a emergenze collettive per le quali gli strumenti di protezione attuali risultano
insufficienti". "Abbiamo, inoltre, una crescita spaventosa di migranti per ragioni
umanitarie, ma non siamo più in grado di distinguerli precisamente da quelli che emigrano
per ragioni economiche. Gli Stati che debbono gestire l'accoglienza non riescono così
a gestire al meglio le proprie risorse. E' importante che a livello educativo, nei
paesi dai quali partono i flussi migratori, sia trasmesso il concetto che ogni volta
che si fa un uso improprio dei dispositivi per la migrazione umanitaria si sottraggono
risorse ai soggetti davvero vulnerabili". La Plenaria utilizza come strumento di
studio il documento, di prossima pubblicazione, "Accogliere Cristo nei
rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate". "E' un testo - spiega
la Zanfrini - che chiama in causa la comunità e le istituzioni internazionali, le
autorità dei paesi di destinazione, ma anche dei paesi d'origine, che molto spesso
chiudono gli occhi sul contrabbando e il traffico di esseri umani e non creano quelle
condizioni di vita dignitosa che permettono alle persone di restare nei propri paesi.
Ci sono le responsabilità della società civile, del mondo delle imprese, dei consumatori,
della famiglie, delle comunità dalle quali partono le migrazioni forzate". "Tutte
le ricerche sociologiche - aggiunge - segnalano, poi, l'involuzione dell'atteggiamento
degli europei nei confronti dei rifugiati, percepiti sempre più come una minaccia,
dal punto di vista economico, politico e identitario. Eppure il 'rifugio politico'
è una delle invenzioni più qualificanti della civiltà giuridica europea. E nel momento
in cui decidiamo se accogliere o no una persona, mettiamo in gioco la nostra civiltà,
la nostra visione del mondo". La Plenaria si occupa anche del fenomeno, drammaticamente
attuale, del traffico di esseri umani e del contrabbando di persone. "Il paradosso
davanti al quale ci troviamo di fronte - spiega ancora la prof. Zanfrini - è che,
da quando c'è l'uomo sulla terra, probabilmente non ci sono mai stati tanti schiavi
come oggi. Nell'epoca della globalizzazione e della democrazia ci ritroviamo a fare
i conti con l'esplosione del fenomeno della tratta, della schiavitù e del lavoro forzato.
Situazioni che mettono in discussione la cultura delle migrazioni. La Chiesa,
come istituzione universale, ha una grande arma a sua disposizione. Creare collaborazioni
tra le chiese dei paesi d'origine e quelle dei paesi di destinazione per contrastare
la tratta. Dobbiamo perciò investire maggiormente in questa cooperazione". (A cura
di Fabio Colagrande)