Myanmar: campagna interreligiosa dei giovani contro la violenza
Uno sforzo comune di preghiera e di sensibilizzazione per fermare la violenza interreligiosa
che attraversa la nazione: così si presenta la campagna “Pregate per il Myanmar”,
lanciata da un gruppo di leader religiosi, a cui hanno aderito comunità buddiste,
musulmane, cristiane, indù. Come riferito all’agenzia Fides dalla Chiesa in Myanmar,
la campagna, che intende mitigare le tensioni religiose, ha trovato il forte appoggio
dei giovani cristiani delle “Ymca” (Young Men’s Christian Association) che stanno
sensibilizzando la popolazione con eventi, metodi e forme tipicamente giovanili, associandosi
a giovani di altre comunità religiose. Ad esempio i giovani girano per le strade della
capitale distribuendo adesivi e magliette su cui è scritto “Non lascerò che la violenza
etnica o religiosa inizi con me”. L’iniziativa della campagna è nata dopo l’incontro
fra Thet Swe Win, buddista, e Minn Paing Soe, musulmano, due attivisti impegnati nella
società civile birmana, che si sono uniti per cercare di ridurre le tensioni sociali
e religiose. Alla fine di marzo, la violenza fra buddisti e musulmani ha scosso il
Myanmar centrale, nella città di Meiktila, facendo oltre e 40 morti e aumentando le
tensioni nel Paese, dove la popolazione è al 90% buddista, 5% cristiana, 4% musulmana,
circa 1% indù. Le tensioni religiose stanno lanciando un'ombra sulla fase di apertura
politica inaugurata dal governo, che ha condannato l’intolleranza religiosa, promettendo
i proteggere le minoranze. I musulmani in Myanmar sono preoccupati soprattutto dalla
campagna “969”, che trae il nome da una disposizione numerologica di insegnamenti
del buddismo e si configura come movimento di orgoglio nazionalistico. Il movimento
introduce nella società forme virulente di segregazione su base religiosa: incoraggia
i buddisti a frequentare solo negozi buddisti, e diffonde discorsi di odio religioso
anti-musulmano, che ora circolano anche su Internet, dopo il calo della censura governativa
sui media. (R.P.)