Commemorazione a Palermo: 21 anni fa la strage di Capaci
“Giovanni era una persona timida, seria, taciturna ma di un’ironia e un umorismo particolari.
La sua qualità più evidente era la capacità di soffrire, di sopportare molto più degli
altri, senza arrendersi mai. La sua tenacia era proverbiale. Giovanni si rialzava
sempre. Era allenato alla lotta, si riparava dietro un perenne scudo, in una costante
autodifesa. Aveva l’orgoglio di una dignità antica ed era restio a manifestare il
benché minimo segno di debolezza. Quante sconfitte dopo ogni successo, quante delegittimazioni
in ogni snodo della sua vita e della sua carriera”. Con queste parole il presidente
del Senato Pietro Grasso, presente all’aula bunker di Palermo, ha ricordato Giovanni
Falcone, suo amico e collega. L’azione di contrasto a Cosa nostra e l’istinto investigativo
di Giovanni Falcone vennero fermati dai 500 chili di tritolo della mafia alle 17.58
di ventuno anni fa a Capaci, dove il magistrato perse la vita con la moglie, Francesca
Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Palermo oggi ricorda le vittime della strage. Tanti gli appuntamenti in città che
stanno coinvolgendo migliaia di studenti che nel ’92 non erano nati. A bordo delle
navi della legalità, simbolicamente ribattezzate ’Giovanni’ e ’Paolo’ con le gigantografie
dei giudici uccisi nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, sono arrivati questa mattina
circa tremila studenti partiti ieri da Napoli e Civitavecchia insieme al presidente
del Senato, Pietro Grasso, al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, il
sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, il presidente di Libera, don Luigi
Ciotti e il commissario antiracket, Giancarlo Trevisone. A dare il benvenuto a Palermo
tra cori festanti e l’inno di Mameli, palloncini colorati e bandiere tricolori la
sorella del giudice Maria Falcone e centinaia di studenti siciliani con addosso le
magliette con su scritto “Le nuove rotte dell’impegno”.
Una parte delle scolaresche
ha gremito l’aula bunker del carcere Ucciardone, dove venne celebrato il maxi processo
a Cosa nostra siciliana. Fra i molti striscioni colorati che coprono le sbarre dietro
le quali si trovavano imputati padrini e picciotti di Cosa nostra si legge “La mafia
fa male” e “CAPACI di rompere”. I giovani hanno ascoltato gli interventi di ministri,
magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e autorità che hanno accolto l’invito
di Maria Falcone, la quale ha ricordato Agnese Piraino Leto, vedova di Paolo Borsellino,
scomparsa di recente e citato il messaggio inviato dal presidente della Rapubblica
Giorgio Napolitano in occasione della commemorazione. “L’Italia - sottolinea il
Capo dello Stato - fu ferocemente colpita nelle persone di suoi servitori eccezionali,
di grandi magistrati, di autentici eroi che sacrificarono la loro vita a difesa della
legalità e della democrazia. La battaglia e l’esempio di Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino diedero i loro frutti”. Per il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari
“questo è un anno di bilanci nelle indagini sulle stragi del 92. Abbiamo arrestato
8 persone coinvolte nell’eccidio di Capaci dimostrando che lo Stato non ha dimenticato.
E questo è un segnale importante. Su Capaci - ha aggiunto - le indagini non hanno
mostrato lacune. A ricostruire l’ultimo segmento di verità siamo arrivati tardi perché
la collaborazione di Gaspare Spatuzza è sopraggiunta tardi”. “Ho sempre fiducia nei
magistrati – ha detto la sorella del giudice - Loro hanno fatto fino in fondo il loro
dovere nell’accertamento della verità sulle stragi. Ma ci sono altri che devono dare
un contributo e parlare. Magari Totò Riina, chissà”. “La politica – ha dichiarato
Alfredo Morvillo, cognato di Falcone - ha in mano la possibilità di dare la svolta
decisiva alla lotta alla mafia”. “L’impegno del governo contro la mafia è fermo e
deciso – ha affermato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri - non abbiamo
alcuna intenzione di arretrare nel contrasto al crimine organizzato”. “Serve una forte
azione internazionale per essere efficaci nelle confische – ha aggiunto Cancellieri
- E per aggredire il mondo del web, un grande mondo che sfugge ai controlli. Non ci
fermiamo, soprattutto nell’aggressione ai patrimoni. Dobbiamo togliere il denaro alle
mafie, ma dobbiamo farlo con strumenti più sofisticati”. Per il presidente del Senato
Pietro Grasso, “è inappropriato che le proposte legislative di contrasto alla mafia
possano essere considerate divisive. L’unica divisione possibile è tra onesti e corrotti”.
Rispetto a 21 anni fa, ha aggiunto Grasso ricordando anche il giudice Borsellino,
“il vento soffia in un’altra direzione. Giovanni e Paolo ci hanno lasciato una grande
eredità. Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe guardare alla loro vita”. “Giovanni
e Paolo - ha concluso il presidente del Senato - hanno provocato una rivoluzione delle
coscienze, i loro valori e i loro ideali hanno aperto una nuova fase: dal silenzio
complice di un tempo ad un consapevole risveglio delle coscienze, un incredibile passo
avanti per questa terra”.
Nell’aula bunker gli studenti ’interrogano’ gli
adulti: fra loro, anche il capo della polizia facente funzioni Alessandro Marangoni,
già questore di Palermo, che ha detto: “Non si insegna a essere eroi. Ognuno deve
fare il proprio dovere, senza sottrarsi mai”. “Vogliamo studiare la Costituzione,
fatecela studiare nelle scuole, per capire e agire meglio - chiede una ragazza alla
platea di ministri - non ne possiamo più di sentire che tutto fa schifo, che non cambierà
mai nulla, che non avremo lavoro. Ma voi politici lo volete il nostro aiuto?”. “Spronateci,
dovete farlo, metteteci in difficoltà, controllate e pretendete le risposte”, ha detto
il ministro all’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Agli studenti il presidente di
Libera, don Luigi Ciotti, ha ricordato: “Dobbiamo imparare di più insieme il coraggio
di non fare mai compromessi nella vita. Bisogna saper fare delle scelte, decidere
da che parte stare, e stare dalla parte del bene e delle cose giuste. Bisogna conoscere
per diventare persone più responsabili e non dimenticate mai - ha aggiunto il sacerdote
- che il miglior modo di ricordare Giovanni, Paolo e tutti gli altri, è quello di
impegnarci di più tutti perché la speranza deve portare anche il nostro nome”. (Da
Palermo, Alessandra Zaffiro)