2013-05-22 15:27:18

Otranto: le Caritas di Italia e Mediterraneo si incontrano a "MigraMed"


Torna “MigraMed”, l’incontro annuale tra le Caritas europee e del bacino del Mediterraneo, in particolare nordafricane e mediorientali, che si svolge a Otranto da ieri al 24 maggio. Presenti oltre 60 Caritas italiane, con oltre 100 operatori. Per la prima volta, anche volontari provenienti da Svizzera, Svezia, Ucraina, Austria e Armenia. Al centro di questa edizione, il tema della protezione internazionale. Nell’intervista di Elisa Sartarelli, il direttore della Caritas di Otranto, don Maurizio Tarantino:RealAudioMP3

R. – La produzione internazionale consiste in realtà nell’accoglienza dei rifugiati politici o delle persone che scappano da situazioni di violenza. Siccome le aree di crisi stanno aumentando notevolmente nel mondo – pensiamo alla situazione in questo periodo, in modo particolare della Siria – è evidente che i Paesi che accolgono devono in qualche modo strutturare questa accoglienza, tenendo conto che non si tratta di migranti, lo dico in maniera brutale, ma si tratta di persone che scappano da situazioni alcune volte drammatiche.

D. – Dopo la "primavera araba", scaduta l’ultima proroga concessa dal governo, molti rifugiati sono rimasti in Italia senza l’assistenza che avevano ricevuto in un primo momento. Come stanno operando le Caritas italiane a questo riguardo?

R. – Le Caritas in Italia stanno continuando ad assicurare evidentemente l’accoglienza di queste persone, ma è evidente che ciò diventa un problema molto grande. Noi non possiamo ovviamente dire: “E’ finita la fase dell’emergenza, andatevene via!”. Si tratta quindi di trovare strumenti legislativi, perché possa essere assicurato a queste persone, adesso, un percorso di reinserimento. Oppure, possano essere aiutate, laddove questo sia possibile, a ritornare nei loro Paesi.

D. – Quest’anno è la Puglia ad ospitare il Meeting internazionale e si parlerà della passata vicenda albanese, dopo 20 anni dall’immigrazione che ha interessato in particolare questa terra...

R. – Sì, questa terra ricorda ormai da 20 anni i grandi sbarchi, quelli avvenuti nel ’91 con gli albanesi e poi l’emergenza del Kosovo. Questa terra si conferma, però, in qualche misura, per la posizione geografica, una terra di accoglienza. In realtà è, molto spesso, il primo approdo per le persone che arrivano. Credo che da questo punto di vista, per quanto ci riguarda come Caritas, siamo chiamati a ricordarlo anche nei progetti pastorali ordinari. Io credo che la pastorale debba partire proprio dall’attenzione concreta al territorio, lì dove si trova. Allora, la Puglia diventa da questo punto di vista una specie di avamposto, perché l’accoglienza diventi sempre più una realtà ordinaria nel cammino delle nostre chiese.

Ultimo aggiornamento: 23 maggio







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