L'Iran aumenta il nucleare. Esclusi dalle presidenziali Rafsanjani e il delfino di
Ahmadinejad
Nuova denuncia nei confronti dell’Iran da parte dell'Aiea. L’agenzia atomica dell'Onu,
in nuovo rapporto, accusa Teheran di aver ampliato la sua capacità di arricchimento
dell'uranio. Intanto sul fronte interno sale la tensione politica in vista delle elezioni
presidenziali del prossimo 14 giugno. Esclusi dal Consiglio dei Guardiani - consesso
di dodici membri controllato dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei - l'ex
presidente, Akbar Hashemi Rafsanjani, e Esfandiar Rahim Mashai, consigliere e delfino
del presidente Mahmoud Ahmadinejad. L’attuale leader, che non si può ricandidare per
limiti imposti dalla Costituzione, ha ribadito che solleverà la questione del suo
uomo di fiducia proprio con la Guida suprema. Mashai è accusato di tendenze religiose
deviazioniste, mentre Rafsanjani è stato criticato per le sue simpatie riformiste
e per i suoi 78 anni, giudicati da più parti come un età troppo avanzata. Ahmadinejad
ha comunque sottolineato che Mashai è “uomo fedele, affidabile e utile per la nazione”.
Otto per ora i candidati, dei 686 iscritti, rimasti in lizza per la poltrona da presidente,
tra cui spiccano il capo negoziatore per il nucleare, Saed Jalili, il consigliere
per la politica estera di Ahmadinejad, Ali Akbar Velayati, e il sindaco di Teheran,
Mohammad Baqer Qalibaf. Al microfono di Massimiliano Menichetti, l'opinione
di Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all'Università Cattolica di Milano:
R. - Queste
due esclusioni eccellenti tagliano le parti più interessanti dal punto di vista elettorale,
cioè Rafsanjani - che pur non essendo un riformista, è la persona più avvicinabile
ai riformisti - e Mashai, che rappresenta un po’ gli ultraradicali, quel nuovo tipo
di conservatori che non risponde direttamente al leader, l’ayatollah Khamenei. Questa
è la dimostrazione che Khamenei ha completamente deformato le elezioni presidenziali.
Ha deciso di non voler più correre alcuna sorpresa, non vuole proteste nelle piazze,
non vuole i riformisti, non vuole neanche i conservatori troppo radicali a lui e non
fedelissimi.
D. - Quindi, diciamo che anche l’annunciato ricorso all’ayatollah
Khamenei da parte di Ahmadinejad, di fatto ha già la sua risposta in un “no”.
R.
- Tutto l’Iran è, come dire, estremamente fluido. Credo che Khamenei voglia controllare
e vedere le reazioni, e in caso si trattasse di reazioni molto forti da parte del
gruppo di Ahmadinejad o anche di minacce di rivelazioni - come è stato ventilato -
potrebbe in qualche modo riammetterlo, ma rafforzerebbe comunque la propria posizione
perché sarebbe una concessione. Quanto a Rafsanjani, egli ha detto che non ricorrerà,
anche perché i riformisti sono estremamente più deboli degli ultra radicali.
D.
- Un Paese in difficoltà economica all’interno. Sullo scacchiere internazionale i
problemi non sono pochi: dal nucleare, alle interazioni nell’area… Qual è, secondo
lei, il futuro dell’Iran?
R. - L’Iran, fino a qualche anno fa, aveva un gradissimo
peso geopolitico regionale. Poi un po’ per Ahmadinejad, con il suo estremismo, un
po’ per l’incapacità del leader Khamenei di accettare dei compromessi con l’Occidente,
l’Iran si è fortemente indebolito. Oggi, si trova in una grandissima crisi economica
e finanziaria causata dalle sanzioni, una crisi che pur essendo molto seria non mette
in ginocchio il regime, ma colpisce la popolazione, soprattutto il ceto medio, quello
più occidentalizzato del Paese. A livello regionale e internazionale, è indebolito
e minacciato dai bombardamenti. Si è infilato in un angolo dal quale è impossibile
uscire ora, senza che ciò appaia come una grande sconfitta strategica e geopolitica
del leader stesso.
D. - Poi, c’è tutta la questione dei Paesi del Golfo…
R.
- Si sono spaventati per l’ascesa dei gruppi sciiti in Iraq e in Libano e hanno deciso
di sostenere i movimenti sunniti estremisti e di contrattaccare, indebolendo l’Iran
e facendo leva sulla debolezza economica iraniana, ma soprattutto sull’isolamento
iraniano, cioè andando a colpire i pochi alleati rimasti a Teheran. Quindi, sul fattore
regionale sicuramente l’Iran deve difendersi da questa fronte pressione arabo - sunnita.
D.
- Tralasciando la questione nucleare, le aperture ci sono comunque sul fronte Russia
e Cina…
R. – Certo, ma questi due filoni, Cina e Russia, non sono sufficienti
a ristabilire e a compensare la debolezza iraniana e il suo isolamento a livello regionale
e verso l’Occidente.