2013-05-22 14:40:16

L'Iran aumenta il nucleare. Esclusi dalle presidenziali Rafsanjani e il delfino di Ahmadinejad


Nuova denuncia nei confronti dell’Iran da parte dell'Aiea. L’agenzia atomica dell'Onu, in nuovo rapporto, accusa Teheran di aver ampliato la sua capacità di arricchimento dell'uranio. Intanto sul fronte interno sale la tensione politica in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 14 giugno. Esclusi dal Consiglio dei Guardiani - consesso di dodici membri controllato dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei - l'ex presidente, Akbar Hashemi Rafsanjani, e Esfandiar Rahim Mashai, consigliere e delfino del presidente Mahmoud Ahmadinejad. L’attuale leader, che non si può ricandidare per limiti imposti dalla Costituzione, ha ribadito che solleverà la questione del suo uomo di fiducia proprio con la Guida suprema. Mashai è accusato di tendenze religiose deviazioniste, mentre Rafsanjani è stato criticato per le sue simpatie riformiste e per i suoi 78 anni, giudicati da più parti come un età troppo avanzata. Ahmadinejad ha comunque sottolineato che Mashai è “uomo fedele, affidabile e utile per la nazione”. Otto per ora i candidati, dei 686 iscritti, rimasti in lizza per la poltrona da presidente, tra cui spiccano il capo negoziatore per il nucleare, Saed Jalili, il consigliere per la politica estera di Ahmadinejad, Ali Akbar Velayati, e il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf. Al microfono di Massimiliano Menichetti, l'opinione di Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all'Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Queste due esclusioni eccellenti tagliano le parti più interessanti dal punto di vista elettorale, cioè Rafsanjani - che pur non essendo un riformista, è la persona più avvicinabile ai riformisti - e Mashai, che rappresenta un po’ gli ultraradicali, quel nuovo tipo di conservatori che non risponde direttamente al leader, l’ayatollah Khamenei. Questa è la dimostrazione che Khamenei ha completamente deformato le elezioni presidenziali. Ha deciso di non voler più correre alcuna sorpresa, non vuole proteste nelle piazze, non vuole i riformisti, non vuole neanche i conservatori troppo radicali a lui e non fedelissimi.

D. - Quindi, diciamo che anche l’annunciato ricorso all’ayatollah Khamenei da parte di Ahmadinejad, di fatto ha già la sua risposta in un “no”.

R. - Tutto l’Iran è, come dire, estremamente fluido. Credo che Khamenei voglia controllare e vedere le reazioni, e in caso si trattasse di reazioni molto forti da parte del gruppo di Ahmadinejad o anche di minacce di rivelazioni - come è stato ventilato - potrebbe in qualche modo riammetterlo, ma rafforzerebbe comunque la propria posizione perché sarebbe una concessione. Quanto a Rafsanjani, egli ha detto che non ricorrerà, anche perché i riformisti sono estremamente più deboli degli ultra radicali.

D. - Un Paese in difficoltà economica all’interno. Sullo scacchiere internazionale i problemi non sono pochi: dal nucleare, alle interazioni nell’area… Qual è, secondo lei, il futuro dell’Iran?

R. - L’Iran, fino a qualche anno fa, aveva un gradissimo peso geopolitico regionale. Poi un po’ per Ahmadinejad, con il suo estremismo, un po’ per l’incapacità del leader Khamenei di accettare dei compromessi con l’Occidente, l’Iran si è fortemente indebolito. Oggi, si trova in una grandissima crisi economica e finanziaria causata dalle sanzioni, una crisi che pur essendo molto seria non mette in ginocchio il regime, ma colpisce la popolazione, soprattutto il ceto medio, quello più occidentalizzato del Paese. A livello regionale e internazionale, è indebolito e minacciato dai bombardamenti. Si è infilato in un angolo dal quale è impossibile uscire ora, senza che ciò appaia come una grande sconfitta strategica e geopolitica del leader stesso.

D. - Poi, c’è tutta la questione dei Paesi del Golfo…

R. - Si sono spaventati per l’ascesa dei gruppi sciiti in Iraq e in Libano e hanno deciso di sostenere i movimenti sunniti estremisti e di contrattaccare, indebolendo l’Iran e facendo leva sulla debolezza economica iraniana, ma soprattutto sull’isolamento iraniano, cioè andando a colpire i pochi alleati rimasti a Teheran. Quindi, sul fattore regionale sicuramente l’Iran deve difendersi da questa fronte pressione arabo - sunnita.

D. - Tralasciando la questione nucleare, le aperture ci sono comunque sul fronte Russia e Cina…

R. – Certo, ma questi due filoni, Cina e Russia, non sono sufficienti a ristabilire e a compensare la debolezza iraniana e il suo isolamento a livello regionale e verso l’Occidente.


Aggiornato il 23 maggio 2013







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